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Angela, è finita la pacchia…

 di Maria Giovanna Maglie

 Lo stato delle cose reale aggiornato a sabato pomeriggio? Che Donald Trump e per lui il suo segretario al Tesoro Steven Mnuchin hanno strappato un primo grande successo imponendo a Baden-Baden alla riunione dei ministri delle Finanze del G20 una dichiarazione finale nella quale è finita nel cestino la parte fieramente contro il protezionismo di solito affermata, e invece si parla di regole più corrette nel commercio fra le nazioni. Quindi se a Washington poche ore prima la Merkel in campagna elettorale faceva muro, a Baden-Baden la nuova fase politica ed economica è cominciata.

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Donald Trump ed Angela Merkel, la stretta di mano

E la tanto attesa e poi chiacchierata visita? È tutta in un falso giallo su una stretta di mano la storia della conoscenza tra due potenti che non si piacciono? Certo che no, anzi sì, ma solo per propalatori di fake news seriali. Ieri a Washington si sono incontrati Donald Trump e Angela Merkel, il primo eletto quattro mesi fa 45esimo presidente degli Stati Uniti, la seconda alla vigilia di un voto nel quale cerca la quarta investitura a cancelliere della Germania, quindi, deduzione non difficile, la seconda in una fase di maggiore difficoltà del primo, che la campagna elettorale l’ha già fatta e vinta.

Maria Giovanna Maglie

Maria Giovanna Maglie

Chiariamo subito per i paladini di frau Merkel, una che di fragile non ha neanche l’unghia del dito mignolo sinistro, che le strette di mano c’erano state all’arrivo, quando il presidente è andato incontro alla sua ospite, e all’inizio dell’incontro privato, e che Donald Trump si è rifiutato di farne un terzo per i giornalisti, nel senso che ha fatto finta di non aver sentito la richiesta venuta dal gruppo di fotografi e cronisti, ma in questo caso è probabile che il dispetto lo abbia voluto fare alla stampa piuttosto che alla cancelliera. Fine dello scandalo.

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Il tavolo dell’incontro bilaterale Usa-Germania

Secondo scandalo della giornata. Alla conferenza stampa Trump dice: beh una cosa in comune ce l’abbiamo, tutti e due spiati dall’Amministrazione precedente. La Merkel deglutisce a vuoto, smazza gli appunti, non sa come rispondere. Benvenuta a Trumpland, per una battutaccia si farebbe tagliare una mano, e così’ l’ha tirata a quelli che sostengono che lui non sia mai stato spiato, ai giornalisti che gli chiedono prove, e pure alla Merkel, che di sicuro spiata lo fu dal suo amico Obama.

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Angela, Donald e il caminetto presidenziale

Veniamo alla ciccia. Angela Merkel, sia pur nella difficoltà già detta dell’essere in una campagna elettorale più difficile delle precedenti, resta l’esponente più importante dell’Unione Europea, anzi la padrona dell’Unione Europea, secondo Trump, l’esponente di un paese che fa il bello e il cattivo tempo e che ha imposto le proprie regole, a partire dalla valuta, agli altri proni Paesi dell’Unione. Trump è contrario all’Europa, è stato a favore della Brexit, ha ricevuto per prima l’inglese Theresa May, e con lei problemi di stretta di mano non ce ne sono stati, anzi si tenevano proprio per mano.

Ma con la Merkel deve trattare e così tocca alla cancelliera tedesca, che in campagna elettorale a sua volta non ha mancato di criticare le proposte politiche del candidato repubblicano poi eletto su migrazione, commercio, rapporti con la Russia, politica in Medio Oriente, più in generale non ha mancato di far notare in numerose occasioni simpatie e d’amicizia per Barack Obama e quindi per la candidata da lui prescelta, ovvero Hillary Clinton.

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Questo d’altra parte è un errore commesso da molti esponenti politici europei senza distinzione di appartenenza politica, dal francese Francois Hollande, che è socialista, fino a Silvio Berlusconi, che pure avrebbe dovuto riconoscere se solo si fosse sforzato tratti in comune col grande imprenditore americano ora presidente. A quanto pare il Cav in campagna elettorale ascoltava quel che gli diceva il vecchio amico W Bush, che però aveva un conflitto di interessi nel detestare Trump.

Lungimiranti questi politici europei non si sono dimostrati, sarebbe bastato che tenessero la bocca chiusa, ma la Merkel è la stessa dei sorrisetti sul suddetto Berlusconi assieme a Sarkozy e quindi si può concludere che sono tutti fatti della stessa pasta, scorretta, e ora non si dovrebbero scandalizzare della estemporaneità che a volte appare goliardica di Donald Trump.

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Commercio, rapporti con la Russia, immigrazione, Nato, i punti dolenti e salienti. Dolenti sono rimasti nonostante grande sfoggio di esperti e imprenditori delle due parti seduti al tavolo degli affari nella East Room della Casa . Tutto separa i due leader e in questo è stata brava la Merkel quando ha detto “ beh le persone sono diverse, qualche volta è difficile trovare dei compromessi ma è per trovarli che siamo stati eletti, se tutto andasse bene senza problemi non ci servirebbero i politici”.

Il politico recente Trump ha chiesto gli arretrati non pagati della Nato e di passare definitivamente al 2 per cento, e nuove regole negli scambi commerciali. Come ha detto chiaramente: “Finora I negoziatori tedeschi hanno fatto un lavoro migliore dei negoziatori americani, spero che non sarà più così”. Capito?

Risposta secca su questo punto della Merkel: la Germania non negozia con gli Stati Uniti i suoi accordi commerciali. Lo fa delegando all’Unione Europea, quanto alla Alleanza Atlantica è giusto aumentare la spesa militare ma la Germania ritiene che ci siano altre priorità. Udite udite, come la sicurezza e lo sviluppo dell’Africa.

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Diciamo dunque che mentre anche la Merkel ha coscienziosamente evitato di uscire dall’incontro come l’avversario numero uno di Trump e addirittura la paladina dell’antipopulismo, Trump invece pur col linguaggio degli incontri di Stato è stato molto netto sulle richieste relative alla Nato. Vuole un maggiore impegno economico e non rinuncerà. E vuole anche risarcimenti del passato. “Molte nazioni ci devono grandi somme di denaro e questo è scorretto nei confronti degli Stati Uniti, queste nazioni devono pagare ciò che è dovuto”’.

Stessa fermezza sugli scambi commerciali e i rapporti commerciali in generale. Ha ricordato che cosa intende per America First, che Germania e Cina insieme ad altri partner commerciali si sono approfittati degli Stati Uniti, che quella tendenza si sta invertendo e stanno tornando nel paese, in Michigan, Ohio, Pennsylvania, le fabbriche che erano andate all’estero per pagare meno I lavoratori ma danneggiando così i lavoratori americani. O così o dazio del 35 per cento ovvero border tax, sovrattassa di importazione, un vero spauracchio.

merkel trumpDisaccordo anche sull’immigrazione. Trump si è ben guardato dal citare il bando temporaneo tanto discusso su 6 paesi ma nella conferenza stampa ha precisato che l’immigrazione non è un diritto ma un privilegio, e che la sicurezza dei cittadini viene per prima. La Merkel ha risposto con la sua visione dicendo che i rifugiati meritano un’opportunità di migliorare le loro vite e che questo serve a stabilizzare il loro Paese di origine, a prevenire lo scivolamento nelle guerre civili, che ci deve essere libertà di movimento e che questa è la regola e la forza dell’Unione Europea.

Sarà vero? Davvero la Merkel può parlare a nome di tutte le nazioni europee e dei suoi cittadini? Quanti voti di sinistra pensa di prendere così la cancelliera alle prossime elezioni? E davvero vale ancora sulla questione dell’immigrazione una divisione tra sinistra e destra?

(Dagospia)

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