di Gianpaolo Santoro
Jason Greenblatt, si sa è l’uomo insieme a Jared Kushner, sul quale Donald Trump ha puntato per risolvere l’eterna questione del Medio Oriente. Un banco di prova difficile, di fronte al quale hanno fallito tutti negli ultimi decenni. Una scommessa difficile, per molti impossibile.
Eppure Greeblat, che sino ad ora aveva si qualche esperienza diplomatica ma non certo di questo rilievo, ha assunto questo difficile incarico con una dote nuova rispetto a tutti gli altri uomini che si sono confrontati con il conflitto israelo-palestinese: ha affrontato la difficile prova gettandosi nella mischia con una grande umiltà, sospinto soprattutto dalla consapevolezza di quello che può significare, finalmente, il raggiungimento della pace. Ed è proprio questo spirito diverso che ha permesso a Greenblat di avvicinarsi a questa spinosa vicenda senza preconcetti di alcun genere e con la massima disponibilità nel percorrere qualsiasi strada, sensa alcuna preclusione, per centrare il grande obiettivo finale.
“Al fine di raggiungere un accordo – che si tratti di un affare o di un reale ed effettivo accordo di pace – entrambe le parti devono lasciare il tavolo della trattativa soddisfatte.” E’ questo il Greenblatt – pensiero. ” Non si può chiudere un accordo se si hanno ancora delle perplessità o se si nutre diffidenza in quello che si sta facendo. Ognuno deve alzarsi dal tavolo consapevole di aver fatto il meglio per la sua gente e per il suo popolo. In poche parole non devono esserci imposizioni o costrizioni. L’amministrazione Trump è convinta che non bisogna forzare nessuno, è finito il tempo di avere una Pace formale che non serve a nessuno e che al primo problema finisce col rompersi in mille pezzi…”
“Sto valutando una soluzione a due Stati ed una soluzione ad un solo stato” ha recentemente dichiarato Trump, proprio per avvalorare che si “lavora” a tutto campo, senza modelli precostituiti o soluzioni preconfezionate a tavolino. La visita di Greenblatt in Medio Oriente ha avuto proprio questo come orientamento di base. Disponibilità a tutto campo. E’ stato, naturalmente, il primo di una lunga serie di viaggi e di contatti che si susseguiranno sempre più frequentemente. “Una prima presa diretta –ha detto Greenblatt- l’esigenza di ascoltare tutte le voci in campo, la necessità di creare un clima nuovo per i colloqui di pace, di stabilire un metodo nuovo di discussione. E per questo penso con forza che i palestinesi hanno bisogno di venire al tavolo delle trattiva, hanno evitato da troppo tempo il confronto. E ‘il momento per loro di sedersi e affrontare una discussione pragmatica per il bene del loro popolo “.