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I tre giorni di De Gaulle

di Giuseppe Mazzella

Ci sarà  in Francia il prossimo 7 maggio il voto popolare  di ballottaggio per  eleggere il Presidente della Repubblica  che in virtù della Costituzione della V Repubblica, voluta dal generale Charles de Gaulle nel 1958, ha ampi poteri. Il modello francese di Repubblica è unico al mondo ed è detto “semipresidenziale”. Per la prima volta non c’è un gollista al ballottaggio per l presidenza della Repubblica francese. 

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Ho letto di De Gaulle molto. Fondamentale  per capire è quanto scritto da lui direttamente con le “ Memorie di Guerra” e  le “ Memorie della Speranza”.

Queste ultime incompiute perché si fermano al 1962. “ Le Memorie della Speranza” si dovevano comporre di tre volumi intitolati:” il rinnovamento ( 1958-1962), “ lo sforzo ( 1962-1965), “ il termine ( 1966-1969”). Furono pubblicati solo i primi due capitoli del secondo volume che erano pronti per la stampa il 9 novembre 1970 quando De Gaulle morì.

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De Gaulle è stato  un grande scrittore ed un grande comunicatore oltre  ad esser stato uno dei più grandi statisti del XX secolo. Le Memorie di guerra iniziano in un modo famosissimo: “ In tutta la mia vita ho avuto una certa idea della Francia….” Quelle della Speranza rimarcano una “ certa idea”: “ La Francia viene dalla notte dei tempi. Essa vive. La voce dei secoli la chiama. Ma resta se stessa nel fluire dei tempi…”.

De Gaulle amava il contatto con la gente, il popolo, solo con questo confronto permanente come “ sentire il polso” poteva andare avanti. Da qui i suoi viaggi attraverso tutta la Francia ed il mondo.

Vi è un viaggio di De Gaulle nel Quebec, la provincia francofona del Canada, del luglio 1967, di soli tre giorni. Non abbiamo la versione del Generale nelle sue Memorie che si fermano al 1962. Ho letto il commento su questo viaggio in due biografie: quella, scritta nel 1993 , di  Charles Williams, un britannico  laburista di padre gallese e di madre di origine francese “ugonotta” cioè protestante e quella di Riccardo Brizzi e Michele Marchi, italiani, ambedue dottori di ricerca in Storia Contemporanea scritta nel 2008.

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Ambedue le biografie sul viaggio in Quebec sottolineano l’ espressione “ scandalosa” di De Gaulle dal balcone dell’ Hotel de Ville di Montreal il 27 luglio 1967 “ W le Quebec Libre” interpretata  come un invito alla seccesione dal Canada della “ Nouvelle France”  dopo una “ occupazione britannica” di oltre duecento anni dalla sconfitta del  XVIII secolo. Quel viaggio nel Canada Francese fu probabilmente il più trionfale e commovente per De Gaulle. Lo accolsero in una maniera entusiastica gli oltre 4 milioni di “ francesi canadesi o canadesi francesi” che costituiscono la maggioranza degli abitanti in Quebec e che fanno di Montreal la seconda città francese al mondo dopo Parigi. Oggi  nel Quebec ci sono decine di strade,piazze e monumenti dedicati a Charles de Gaulle.

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De Gaulle solo alla fine di un breve discorso – ma straordinariamente efficace – pronunciò la frase del  “ W le Quebec Libre” ma tutto l’ intervento è un commovente saluto del “ vecchio Paese” ai francesi canadesi che sono rimasti legati alla loro Madre Patria per oltre duecento anni in un legame “ indissolubile”. De Gaulle nel discorso   afferma di “ confidare un segreto e di non ripeterlo: questa sera qui e lungo tutta la strada io mi sono trovato in una atmosfera del genere della Liberazione”. Infatti ha percorso la grande strada “ le chemin du roy” lunga 280 chilometri  fatta costruire da Re Luigi XV nel 1731 che lega Quebec Ville a Montreal accolto con un entusiasmo incredibile come dimostrano i documentari  in tutti i piccoli centri dove si è fermato. De Gaulle parla almeno 4 volte e per pochi minuti in questi “ villaggi francesi” e ribadisce  il diritto di ogni popolo ad essere quello che vuole essere sostenendo di fatto una tesi separatista non tanto nella  formale indipendenza del Quebec ma nella assoluta parità dei francesi canadesi con i britannici canadesi che sono la maggioranza di tutto il Canada.

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Ma c’è un breve discorso che pronuncia in un piccolo villaggio e che viene riportato in un documentario  su quel viaggio dove afferma: “ Noi francesi, da una parte e l’ altra dell’ Atlantico , siamo chiamati a fare meglio per Umanità tutta intera. E’ la nostra Missione, la nostra Vocazione, di essere esemplari fra tutti gli uomini, la mano nella mano e avanti!”. Non c’è assolutamente retorica in questa affermazione. Come nelle toccanti parole dell’ inizio delle Memorie di Guerra sostanzialmente uguali a quelle della Speranza. I francesi si sentono veramente investiti di questa “ Missione” di migliorare il mondo.

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Come non c’è retorica nelle parole del primo e del secondo discorso di insediamento di Francois Mitterrand all’ Eliseo.  Il primo del  21 maggio 1981: “ è nella natura di una grande Nazione di concepire grandi destini” e quello del  21 maggio 1988 dove Mitterrand sottolinea “ la continuità delle nostre Istituzioni” e che “ la Repubblica non appartiene a nessuno. Noi ne siamo tutti, a diverso titolo, i garanti  e gli artigiani. Sul cantiere di questi Valori sempre nuovi per cui combattiamo ogni giorno nel nome della libertà, dell’ uguaglianza e della fraternità nessun volontario è di troppo”. E’ un particolare del tutto trascurabile che De Gaulle non fu mai un socialista e che Mitterrand non fu mai gollista.

Da queste osservazioni traggo la convinzione che non vi può essere Europa senza la Francia e che questa “ Missione” per migliorare il mondo “ tutto intero” deve diventare impegno di tutto il “ vecchio Continente”. L’ alternativa è la barbarie.

 

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