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Il ram-Pollo

di Simone Di Meo

Nome: Piero. Cognome: De Luca. Segni particolari: mi manda papà (Vincenzo). A 36 anni, il primogenito del governatore campano entra nella segreteria regionale del Pd e completa il trittico politico-familiare che vede il capostipite saldamente al comando di Palazzo Santa Lucia, e il secondogenito Roberto, da pochi giorni sposo super assessore al Bilancio nella roccaforte della dynasty dem, Salerno. L’ingresso dell’ avvocato Piero De Luca nel board del partito di Matteo Renzi è stato condotto con un blitz ampiamente annunciato che, però, adesso rischia di compromettere i fragili equilibri interni.

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Simone Di Meo

Tant’è che la segretaria Assunta Tartaglione ha annunciato con una nota la «volontà di condividere questo percorso anche con le altre aree e mozioni nazionali del partito» per “ripartire dopo la pausa estiva con nuove energie e affrontare nel migliore dei modi le sfide che attendono il Pd della Campania”. Politichese puro che non riesce comunque a nascondere le difficoltà di far quadrare il cerchio. Altrimenti il «percorso» sarebbe già stato condiviso prima, e non dopo la nomina. La realtà è che, paradossalmente, De Luca jr si trova nell’organismo chiamato a guidare politicamente il papà: da domani, ci sarà spazio per gli antideluchiani nella segreteria del Pd?

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De Luca con suoi “gioielli”, Riccardo e Piero

Non l’unico cortocircuito dalle parti dell’Amministrazione regionale considerato che l’altro fratello, Roberto appunto, dialoga costantemente con gli uffici regionali per approvare progetti e ottenere fondi regionali e comunitari. Giusto un mesetto fa, il super assessore ha pure istituito uno sportello in Comune per l’attrazione degli investimenti in collaborazione con l’ assessore regionale Amedeo Lepore, fedelissimo dell’ex sindaco sceriffo. Ci manda papà, li manda papà. Insomma, papà sta sempre in mezzo.

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Piero De Luca

L’unica nota dolente di una carriera che si prospetta luminosa è che Piero è sotto processo a Salerno per bancarotta fraudolenta: secondo il pubblico ministero che ha indagato sul crac del pastificio «Amato» e sulle spericolate attività della collegata «Ifil», società immobiliare con importanti interessi urbanistici in città, De Luca jr si sarebbe fatto pagare 13mila euro di biglietti aerei per il Lussemburgo tra il 2009 e il 2011 più altri benefit a cui, stando alla ricostruzione dell’ accusa, non avrebbe avuto diritto. «La politica italiana spesso ha conosciuto figli, qualcuno persino migliore del padre.

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Ma prima almeno avevano il buon gusto di farli eleggere ha commentato il consigliere regionale di Forza Italia, Severino Nappi . Invece Vincenzo De Luca, da gradasso qual è, li fa direttamente indicare. Una cooptazione che dipinge ulteriormente l’ affresco della sua politica: affari e famiglia».

Sulla stessa lunghezza d’ onda il deputato azzurro e vice coordinatore campano Amedeo Laboccetta. “I rapporti familiari che diventano network di potere ha sottolineato non portano mai vantaggi, e la storia lo insegna, né alla famiglia tantomeno alla politica. Ognuno in casa sua fa quel che vuole, ma De Luca ci risparmi il suo moralismo peloso”. Per ora, ‘O sceriffo tace. Qualcuno però giura che per Piero l’obiettivo sia Montecitorio

(il Giornale)

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