di Gerardo Verolino
Uscivamo dagli anni di piombo ed entravamo nella Milano da bere. C’è sempre uno slogan, una foto, un frammento, una canzone, un evento, una poesia, un personaggio, che caratterizzano un’epoca intera.
Uscivamo dagli anni di piombo ed entravamo nella Milano da bere. C’è sempre uno slogan, una foto, un frammento, una canzone, un evento, una poesia, un personaggio, che caratterizzano un’epoca intera.
Negli anni ’70 era il piombo delle P38 o l’esplosivo delle bombe, le corna di Leone o i pantaloni stretti in vita e larghi ai polpacci.
L’amaro Petrus o il Punt & Mes. Il poliziottesco e Piedone.
Ma era soprattutto il clima plumbeo di quegli anni che gli italiani volevano lasciarsi alle spalle per entrare, negli anni ’80, nell’epoca del disimpegno, della leggerezza, di Fantastico, del Ballo del qua qua, del corvo Rockfeller e dei fagioli della Carrà (quanti c’erano in quel maledetto vaso?),di pipe pertiniane e di brodi primordiali, ma anche di ottimismo reganiano e della nave che va craxiana e del garofano rosso.
La gente era stanca di giornalisti gambizzati e di magistrati uccisi. Non voleva più lanciare bulloni ai denti di Lama o trovare in un auto il corpo di Moro ammazzato. La gente era stufa, anche, di fumose sedi di partito e di lunghe discussioni su temi astratti. Voleva solo vivere, spendere, viaggiare.
In fondo gli anni ’90, con la fine della prima repubblica e l’avvento di Berlusconi, sono stati l’appendice spuria degli Ottanta. La prospettiva che una gioiosa macchina da guerra occhettiana prospettasse la fine della festa e una stagione di lacrime e sangue agli italiani spaventava.
E, allora, ecco materializzarsi il Cavaliere che dice: show must go on, lo spettacolo continua. Nascono i nuovi slogan: i dilettanti in politica .O il mantra “Metteteci alla prova”. Scoppia l’epoca del velinismo. Le belle ragazze sono sdoganate in politica. cosa che, a sinistra, veniva vista come un’eresia mentre oggi tutti i partiti selezionano la classe dirigente in base alla telegenia. Ma si affaccia anche il male che si svilupperà lungo gli anni e che puntellerà la nostra epoca: spiare, infangare, intercettare, sputtanare. Non si combatte più il nemico con le idee, ma con i dossier.
Ecco allora un fiorire di agenti o presunti tali, di loschi paparazzi e conoscitori del sottobosco pronti ad offrire i loro servigi. E l’epoca di Corona e di Zappaddu. Delle Boccassini e di Ielo. Non basta più scovare nelle carte, Bisogna scendere nelle mutande o ravanare nell’immondizia. L’opinione pubblica è avida di particolari piccanti. Tutti devono finire nel tritacarne: da Noemi Letizia a Rubi Rubacuori, dalle olgettine a Boffo.
Ma quando anche il binomio politica-sesso non basta più s’invera una cronaca sanguinolenta che è più nera della pece.
La gente brama il sangue. Ecco Cogne, Avetrana. Medea e zio Michele. L’horror e il grottesco.
Fino ad arrivare ad oggi, alla cronaca oscena, alla contabilità degli stupri, alla disamina dettagliata dei particolari intimi squadernata sui giornali per appagare i desideri di un pubblico miserevolmente guardone. Uscivamo dalla Milano da bere e sprofondavamo in un’Italia da vomito.