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La fine dei sogni americani

di Emiddio Novi

Trump ha decretato la fine delle migrazioni incontrollate negando la cittadinanza americana a 800mila giovani figli di immigrati irregolari, giunti negli Stati Uniti spesso da soli e appena adolescenti. Li definivano “dreamers (sognatori)” perché sognavano la cittadinanza americana e una direttiva di Obama li proteggeva dal rischio del rimpatrio. I media fanno appello alla generosità del popolo americano, alla sua storia di popolo di immigrati, alla natura stessa della specificità del melting pop che integra e accoglie.

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Emiddio Novi

Ma una parte degli ottocentomila sognatori sono ormai un incubo per quanti vivono a New York, San Francesco, Oakland, Los Angeles. Città terrorizzate da gang sudamericane spietate che hanno introdotto sistemi di ferocia criminale inauditi.

I cartelli della droga colombiani, messicani , sudamericani hanno introdotto negli Stati Uniti criminali minorenni che grazie alla protezione presidenziale e dei sindaci democratici non potevano essere rimpatriati.

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Ai media che versano lacrime sul destino cinico e disumano toccato a ottocentomila giovani, molti americani replicano con il terrorismo criminale imposto dalle gang sudamericane nelle città, con le guerre inter etniche scatenate, con il dominio del mercato della droga, con la brutalità della loro violenza.

Zygmunt Bauman

Zygmunt Bauman

Zygmunt Bauman sosteneva che nelle città dell’Occidente impoverito dalla globalizzazione “un raduno di stranieri equivale a una radicale, incurabile imprevedibilità”.

I nuovi immigrati sudamericani, soprattutto i giovani hanno introiettato certe devianze. Per molti di loro i criminali dei cartelli della droga sono dei guerrieri da imitare. Le loro guerre e carneficine fanno parte dell’ordinarietà della vita quotidiana.

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La società americana prevalentemente anglosassone con valori condivisi che assicurava solidità e tenuta è venuta meno, frantumata, disgregata da una globalizzazione predatoria, senza cuore, che pretendeva una irreversibilità del destino disperante imposto ai popoli. Ma i confini che il mondialismo progettava di dissolvere all’improvviso si solidificano in muri di cemento, cortine di filo spinato, soldati posti a guardia del limes. Tra i popoli invece di costruire ponti si alzano muri, barriere culturali, linguistiche, economiche, monetarie.

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Anthony Giddens

Il lato demoniaco della globalizzazione ha fatto archiviare il cosmopolitismo neokantiano e l’utopia della società civile che fa valere universalmente il diritto.

Come annota Anthony Giddens la mondializzazione voleva creare “qualcosa che non è mai esistito, una società cosmopolitica globale” Che poi è sfociata in un potere senza territorio che pretendeva di decidere il destino degli uomini dalle sue fortezze turbofinanziarie.

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Donald trump

 

Bauman intravedeva pretese, illimitate potenzialità della postmodernità. La solidità delle gli Stati nazionali per Bauman aveva ormai ceduto il passo a una società, a un mondo che si avviava ad essere senza confini, vissuto da una società liquida di popoli migranti, nomadi culturali, territoriali, senza punti fermi, porti in cui ripararsi. Certo il mondialismo ha dissolto la credibilità e l’autorevolezza della classi dirigenti. Le aveva trasformate in disciplinate esecutrici del progetto globalista. Ma proprio questa debolezza delle classi dirigenti alla fine sta disarmando il dispotismo mondialista. Dagli uffici di una banca non è possibile riscaldare i cuori dei popoli.

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