di Gerardo Verolino
Una notizia esplosiva è deflagrata, da alcuni giorni, su tutti i giornali del Mondo, rimbalzando da un capo all’altro suscitando indignazione e riprovazione. Si è scoperto che spesso l’uomo (ma potrebbe essere, anche, la donna, la questione non riguarda il “genere”) utilizza tutti i mezzi a disposizione, anche il potere, per conquistare, irretire, sedurre quante più ragazze, ma potrebbero essere ragazzi, possibilmente giovani e carine, gli è consentito.
Si è scoperto poi che ci sono un numero consistente di signorine (o uomini, la questione, come sopra, non riguarda il genere) che utilizza ogni mezzo, anche il corpo, la giovinezza o la bellezza, per raggiungere determinati scopi, senza farsi eccessivi scrupoli.
Stiamo parlando, naturalmente, del caso Weinstein, ossia la vicenda dei presunti abusi sessuali nei confronti del fior fiore delle attrici di Hollywood (da Asia Argento a Gwyneth Paltrow, da Mira Sorvino a Rosanna Arquette, da Ashley Judd a Cara Delevingne e tante altre) da parte del ricco, potente e laido produttore cinematografico, Harvey Weinstein, dopo una “chiamata di correità” delle stesse.
Ebbene, qual è la notizia sconvolgente? E di cosa scandalizzarsi? Mistero. Ognuno, adulto e consapevole, del proprio corpo, può farne ciò che vuole. Anche decidere di utilizzarlo per raggiungere un fine, come può essere un lavoro, un contratto cinematografico o ciò che gli pare. Una persona sarà libera di usarlo come meglio crede? O, la società. in questo caso morbosamente guardona è pronta a puntargli contro la pistola della Morale?
Possibile che, nel 2017, c’è ancora chi crede alle favole e ignora la storia del “Sofà del produttore”, come dal titolo del famoso libro di Selwin Ford (Alan Selwin e Derek Ford) e non ha mai sentito parlare della “Hollywood Babilonia”? Si sa che il rito del pedaggio sessuale nella storia di Hollywood, dove non si accede per concorso, è cosa vecchia e nasce col Cinema stesso.
Già negli anni ’20, raccontano Selwin & Ford, “si aprirono scuole per insegnare alle ragazze appena arrivate in città i particolari più raffinati della tecnica del divano“. La pratica, poi, fu “istituzionalizzata” dall’antesignano di Weinstein, Darryl F. Zanuk, il produttore di “Furore” e “Evacontro Eva” che finanziò le pellicole che consacrarono alla gloria star come Betty Grable e Jeane Harlow.
Mentre Louis B.Mayer, altro celebre maiale, passò alle cronache come lo “scopritore” di Ava Gardner. C’è anche chi, come il grande regista Ernst Lubitsch, sul divano, proprio mentre era in compagnia di una signorina, ci restò stecchito.
Qualche altro, come l’intramontabile icona del Cinema mondiale, Charlie Chaplin, vi accoglieva, allupato, le innumerevoli ragazzine, molte minorenni, di cui era ghiotto e che avevano poi un ruolo nei suoi film. Pare che la sola Bette Davis non sia mai passata per il rito “sacrificale” del divano.
Ma se qualcuno pensasse al “sofà” come di uno “strumento” di prerogativa unicamente del genere maschile sbaglierebbe di grosso. Il Potere non ha un sesso definito. Può essere maschio e femmina. Non è necessariamente solo appannaggio del maschio etero sopraffattore, ma spesso delle femmine o del maschio omo sopraffattore.
Angelo Infanti ha raccontato che Luchino Visconti gli chiese di “leggere il copione nella sua stanza da letto”. E il set del “Gattopardo” era pieno di bei ragazzi che, alla fine delle riprese, tornavano a casa con la macchina nuova.
Il tema delle “attenzioni particolari” per gli attori maschi è stato, in passato, un argomento tabù nel Cinema. Ma molti casi, negli ultimi anni, sono stati rivelati investendo tutto il mondo dello spettacolo. C’è poi una vicenda significativa accaduta qualche anno fa. Nel 2014, in Inghilterra si scoprì la storia, questa sì raccapricciante e clamorosa, di Jimmy Savile, un popolarissimo conduttore inglese, ideatore di “Top of the Pops”, volto amato da tutti, il quale oltre che scoprire giovani talenti ne abusava sessualmente nei modi più torbidi.
Le sue vittime. maschi e femmine, andavano dai 5 ai 75 anni, non facendosi scrupolo dei malati e dei morti. La vicenda di questo necrofilo pervertito che per trent’anni, con la complicità di molti che nella Televisione di Stato inglese sapevano, tacevano e coprivano, e che è stato anche insignito del titolo di baronetto dalla Regina Elisabetta, rappresenta il compendio delle storie citate sopra. Le sue attenzioni, dall’invidiabile posizione di prestigio di cui godeva, erano rivolte verso tutti senza distinzione di sesso e d’età.
Il Potere non ha, quindi, solo le sembianze del maschio ripugnante alla Harvey Weinstein. Ma può avere fattezze morbide e rassicuranti. E, se nel caso dell’Orco Savile, le vittime erano, davvero, innocenti ed inconsapevoli, nell’affaire Weinstein, l’inconsapevolezza delle “pretendenti” appare risibile.
Dopo vent’anni rifarsi una “verginità” e presentarsi, quando se ne hanno goduto tutti i privilegi, come povere martiri del sistema marcio gestito da maschi zozzoni che hanno carpito la loro innocenza, suona come terribilmente falso. Peggio dello”scambio”, del do ut des di rito hollywoodiano, può esserci solo l’ipocrisia.