di Franz Krauspenhaar

Lo chiamano mood. Il mio è spesso nostalgico, specialmente di quello che non ho vissuto. Mi sarebbe piaciuto fare il viaggio di Tognazzi ne La voglia matta del 1962, e poi incontrare i giovani sulla spiaggia ma senza essere preso così marcatamente per i fondelli, magari riuscendo a imbastire una storiella con Catherine Spaak.

La voglia matta

Mi sarebbe piaciuto essere nel film Il sorpasso e giocare a ping pong sulla spiaggia di Viareggio, al posto di Vittorio Cecchi Gori, contro Gassman e Claudio Gora.

Il passato mi ossessiona in forme variabili specialmente da quando scrissi Era mio padre, l’autobiografia di mio padre.

Ogni tanto rivedo nella mia testa delle minisequenze che ho vissuto, la gita in campagna, il picnic tra l’erba cercata a caso, mio padre che legge giornali e riviste sulla piccola sdraio, mia madre che prepara, noi fratelli vestiti uguali ancora infreddoliti da una primavera tardiva.

Oppure, nell’appartamento di Corsico, sui due anni, piscio al piano di sotto colpendo la povera signora Passerini. Io che rifiutavo la carne, che ero difficile, ma non chiedevo mai niente, mai un giocattolo, mai una focaccina, mai un ”carroarmato” Perugina.

L’aliena dolcezza di quegli anni la ricerco ancora con la memoria, temo che fugga per sempre, che mi lasci come se mi avessero tagliato le dita. Ho nostalgia del poco che sapevo allora, messo in confronto con quello che so adesso.

Brasilia, Franz Krauspenhaar

Quando una sera la mamma mi manda a prendere una lattina di pomodoro a un piccolo supermercato, che si chiamava Multi, alla fine della via…Io comprai il barattolo, feci la poca strada del ritorno e quando la mamma mi apri’, io, per l’emozione, mi misi a piangere.

Faccio viaggi lunghi nella mia infanzia cercando di trovare quella tenerezza che provo ora soltanto per mia madre, anziana e malata. Il futuro non esiste, è già stato, lo potrei immaginare tutto, o in una buona parte. Anche non avere potere lo sento come una carezza.

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