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Marotta, l’uomo che parla col portone

«Se potere politico e filosofia non confluiranno l’uno nell’altra fino a diventare una medesima cosa, non vi è speranza che abbiano tregua i mali che affliggono le città e l’umanità intera» (Platone, Repubblica, libro V).

 Perché riproporre vecchi articoli, reportage, interviste? Volando alto con Giorgio Manganelli, scrittore, giornalista potremmo dire che “una civiltà letteraria non è fatta di letture, è fatta di riletture”. Più semplicemente il ripresentare alcuni articoli rappresenta una grande opportunità. Un modo per scoprire giornalisti o protagonisti di un’altra generazione, di conoscere o ricordare fatti, dimenticati. Per riproporre interviste e reportage dei giorni nostri.

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di Anna Maria Chianese

A colloquio con Gerardo Marotta. L’energia inestinguibile di un uomo spesa a piene mani in nome della diffusione della conoscenza e della formazione dei giovani quali classe dirigente del futuro. Come nacque nel 1975 l’Istituto che ha sede nel Palazzo Serra di Cassano. Lezioni, seminari, borse di studio, pubblicazioni e luogo di incontro dell’élite culturale europea. Il riconoscimento dell’Onu. L’alto insegnamento del professore Antonio Gargano.

 untitledOggi è di scena Napoli, città-metafora, città-simbolo di tutto e del suo contrario, città-scandalo da sve-lare e ri-velare, città-scandaglio da sondare, confrontare, e gongolare se il confronto non le dona. Città “siccome immobile”, rimpianta purché lasciata; ispiratrice purché a distanza, generosa del suo latte con i suoi figli partiti per altri seni – di terra o di mare – che offrono al mondo goloso i vassoi delle sue varie specialità: guerre, pesti e terremoti; favole di nascite melodiose, miti di grecità, “effimeri” di rivoluzioni: vassoi di cibi “made in Neaples” e cucinati altrove in nome di un fedifrago amore e di una carnale aspirazione al diritto di operatore culinario, pardon, d’autore.

Ma c’è chi a questa stessa città ha dedicato tutta la sua vita. C’è chi non l’ha lasciata, chi l’ha resa non stazione di partenza con biglietti di sola andata, ma porto di confluenza della conoscenza, fiaccola di pensiero più alta del suo Vulcano, matrice di un’energia inestinguibile spesa a piene mani in nome della diffusione della conoscenza, della formazione dei giovani quali classe dirigente del futuro, di un’Unione ideale tra Paesi, unica possibile matrice della salvezza della civiltà e del mondo.

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Renato Caccioppoli

Parliamo di un avvocato napoletano, Gerardo Marotta che, nell’immediato dopoguerra, dette una determinante mano alla rinascita della città: iniziative editoriali, circoli giovanili come “Cultura Nuova”, il “Circolo del Cinema” con musiche di sala di Renato Caccioppoli, il gruppo di studio su Labriola, Hegel e Croce che, insieme alla ricerca sulla filosofia greca, riportava la civiltà occidentale al centro unificante del pensiero platonico quale modello d’impegno civile: una esaltante fioritura che Marotta alimenta con impegno costante nonostante il mutamento dei tempi e sul cui presupposto, nel 1975, Enrico Cerulli, Elena Croce, Giovanni Pugliese Carratelli e Piero Piovani gli chiedono di diventare il presidente di un istituto nascente, su iniziativa dell’Accademia nazionale dei Lincei.

Giovanni Pugliese Carratelli

Giovanni Pugliese Carratelli

“Alle mie esitazioni mi fu risposto che non c’era tempo, che si doveva provvedere subito a mettere in moto un movimento di pensiero che impedisse alle forze regressive già in atto di distruggere ogni speranza di salvezza dell’Europa”.

Che cosa era successo dopo la grande ripresa del dopoguerra? “Una tendenza allo scientismo che Saraceno imputò al blocco sociale tra borghesia, impresa, politica e burocrazia disoneste e mafia e camorra. Dai programmi riformistici dell’istruzione pubblica si evidenziava, inoltre, l’attentato alla cultura classica, premessa del pensiero moderno cui ha dato un contributo fondamentale la speculazione storica e filosofica del Mezzogiorno d’Italia, dai pitagorici agli epicurei a Bruno a Campanella, a Vico, a Filangieri, a Genovesi fino alla vampata illuministica del 1799”. Siamo nella casa dell’avvocato Gerardo Marotta dove un tesoro di libri aggredisce gli spazi vitali degli abitanti. Il reiterato rifiuto del dono di tale tesoro da parte delle istituzioni pubbliche ci sembra rientri senza stridori in quella “fine della civiltà” che Croce imputa al sopravvento delle forze barbariche.

Sir Karl Raimund Popper

Sir Karl Raimund Popper

Quale fu la strategia iniziale dell’Istituto? “Raccogliere le forze attive del mondo in ogni campo della cultura. La grande frequentazione dell’élite culturale, da Gadamer a Popper, a Sapegno, a Rubbia, a Bell, a Gregory, a Gabrieli, a Pugliese- Carratelli, trovò nell’Istituto la sede ideale per gli intellettuali europei che si conoscevano solo attraverso le loro pubblicazioni e che finalmente si incontravano qui, in un entusiasmante scambio di pensiero, in una comunanza di progettualità tesa alla salvezza della cultura e alla formazione di un’Europa veramente unita. Al Parlamento europeo ci accolsero come messaggeri di una nuova Europa, conferirono all’Istituto il diploma d’onore e sottoscrissero il nostro appello per la cultura e per la filosofia. All’Onu, il presidente ci dichiarò portatori di un messaggio di verità da diffondere in tutte le lingue nei loro bollettini”.

Gli “appelli” dell’Istituto napoletano contro la progressiva eliminazione nei licei e nelle università d’Europa, in specie in Germania, dello studio della filosofia, insieme a quelli per la promozione della ricerca umanistica, fanno il giro del mondo.
Fin dall’inizio, colonna portante dell’Istituto è la appassionata partecipazione di altissimo livello culturale del professore Antonio Gargano, le cui lezioni di filosofia tuttora affollano le sale e le scale di Palazzo Serra di Cassano. Lezioni, seminari, borse di studio, pubblicazioni critiche sui grandi protagonisti della cultura, da Vico a Genovesi, a Pagano: tutti gli Istituti di alti studi europei interloquiscono con l’Istituto di via Monte di Dio, nell’antica dimora dei Serra di Cassano.

 Hans Georg Gadamer e Gerardo Marotta ( copyright di Enzo Barbieri)

Hans Georg Gadamer e Gerardo Marotta (copyright di Enzo Barbieri)

Il portone d’accesso, sbarrato contro la reggia in quel 1799 che vide portare al patibolo il giovane duca Gennaro Serra e buona parte degli intellettuali rivoluzionari, nel cui sogno infranto Marotta colloca tutti i disastri successivi, è stato aperto tre volte negli ultimi decenni.
“Per Bassolino, si aprì alla speranza politica; per Gadamer, alla tradizione filosofica europea; per Ciampi, alla ripresa della cultura del Risorgimento. Si aprirà per sempre ad un’Europa unita in una Federazione”.

Quale unione e quale Europa lei considera degna di una così significativa revisione della storia? “Quella che poggia sull’interrelazione tra le culture, grandiosa eredità di pensiero che l’Europa sta dimenticando, e sulla cultura classica come presupposto del pensiero moderno”.

Che intende per interrelazione? “Il ripetersi su larga scala della dialettica al cui centro è la civiltà greca, matrice della nostra ma anche intermediaria tra questa e le antiche civiltà preelleniche asiatiche e africane. Solo così può parlarsi di unione, come base aggregante di un nuovo umanesimo, incontro e scambio di culture delle diverse civiltà”.

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Lei ha avuto lauree ad honorem e premi dagli istituti di cultura e dalle università di tutto il mondo. E in Italia? “Ho avuto riconoscimenti importanti, ma a un certo punto mi furono tagliati i finanziamenti. Per quanto riguarda il progetto europeo, le forze avverse non volevano che si formasse uno Stato federale. Einaudi scrisse sul Corriere della Sera: ‘Dopo questa guerra terribile e distruttiva la vogliamo fare questa Federazione’, ma non fu ascoltato”.

Che cosa la spingeva a continuare? “Fu di grande incoraggiamento per l’Istituto il finanziamento di Ciampi, nel 1993, del progetto delle scuole estive in Calabria, in Lucania, in Puglia, in Basilicata e nel Lazio, terre dall’immenso bisogno di conoscenza.

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Giovanni Spadolini

Le forze retrive della città mi si misero contro, ma al controllo del Consiglio di Stato sul bilancio e alla constatazione che avevo provveduto quasi del tutto con i miei beni al mantenimento dell’Istituto, quanti ne volevano la morte furono cacciati fuori da Spadolini. Adesso, il Comune di Napoli ha dichiarato l’Istituto e la biblioteca bene comune della città di Napoli di rilievo nazionale e internazionale ed ha mosso un appello alle istituzioni perché provvedano al suo futuro”.

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In che cosa spera, lei, per l’Istituto? “Che diventi il centro della gioventù studiosa del mondo, unica forza in grado di salvare l’Europa dalla fine della civiltà. E spero nel ritorno dei grandi spiriti come Mattioli, che si recò personalmente da Croce per proporgli di istituire un’accademia per la formazione della nuova classe dirigente. L’Istituto Italiano per gli Studi Storici venne finanziato dalla Banca Commerciale di Mattioli, che influenzò tutte le banche europee. E spero che nel grande mercato al quale l’Europa oggi si riduce circolino anche la cultura, le idee, quella humanitas intesa come coordinamento delle capacità rivolto alla formazione di una coscienza civile, etica e politica della società e dei governanti: un’Europa federale su modello degli Stati Uniti d’America con risparmi di bilanci enormi, aumento del benessere ed altre molteplici ricadute positive, sulla base di una reale unione politica e culturale”.

Gerardo Marotta sale sulla Mehari di Giancarlo Siani

Gerardo Marotta sulla Mehari di Giancarlo Siani

Ci parli di un progetto tutto suo, magari più facilmente realizzabile… “Portare nei licei la verità, ridar linfa alle scuole estive, scrivere questa mia storia. Quanto ai giovani, alla cui formazione ho dedicato tutte le mie battaglie, ho fatto giurare agli allievi delle scuole estive che vengono qui a sentire le lezioni di Antonio Gargano, il migliore storico della filosofia in Europa, che formeranno una scuola d’eccellenza in Calabria, per rinnovare la vita nel Mezzogiorno e per evitare gli spostamenti degli allievi verso centri lontani, come la Normale di Pisa”.

Auguri, di tutto cuore, e un’ultima domanda: che cosa fa per rilassarsi ogni tanto? “Ascolto la musica: Mozart, Beethoven, Verdi, Rossini”.

Che cosa legge, di solito? “Tutto. Di sera, a volte, il Vangelo di Giovanni, o la morte di Socrate”.

Scendendo per il Calascione, lungo questa piccola via napoletana dal nome musicale, ci viene da pensare che se sono infelici le generazioni che non hanno bisogno di eroi, infelicissime sono quelle che credono di non aver bisogno di Maestri. Ad uno degli ultimi, che ogni Paese terrebbe caro promuovendo le iniziative della sua ancora fervida creatività, vogliamo fare un augurio che ci sembra più congruo alla sua immensa statura umana e civile, l’augurio “caro alle grandi querce solitarie: che il dio delle tempeste ti protegga”.

 (Anna Maria Chianese 2014 L’Isola)

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