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Le false liberalizzazioni
Ecco il grande bluff

di Alberto Toro

Tu chiamale se vuoi liberalizzazioni. Ma la verità è un’altra. Pragmaticamente un’altra. Sbandierate, annunciate, pubblicizzate enfaticamente le liberalizzazioni si sono rivelate una sorta di bluff.

 

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Giuseppe Bortolussi“

“Noi siamo a favore di un’economia più aperta che combatta le rendite corporative e parassitarie – dice il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – non possiamo nascondere la preoccupazione per l’esito che le liberalizzazioni hanno avuto nel nostro Paese. In molti casi, i settori interessati da questo processo sono passati da un monopolio pubblico che funzionava poco e male a vere e proprie oligarchie di privati che hanno fatto pagare il conto di questa operazione ai consumatori finali.”

 

Liberalizzazioni

Ad eccezione di medicinali e telefonia, nei settori che negli ultimi 20 anni sono stati interessati dal processo di apertura alla concorrenza, i prezzi e le tariffe sono aumentati in misura maggiore dell’inflazione: in pratica, l’obbiettivo di favorire i consumatori finali non è stato raggiunto. Nessun vantaggio, nessuna economia. La più “clamorosa” défaillance si è registrata nel campo delle assicurazioni sui mezzi di trasporto. Una piaga che vede Napoli tartassata da tempo in modo ingiustificato. Ebbene a livello nazionale dal 1994 a oggi, le tariffe sono aumentate del 189,3 per cento, a fronte di un incremento dell’inflazione del 50,1 per cento. In questi vent’anni le assicurazioni sono aumentate 3,8 volte in più del costo della vita. Altro settore nel quale le cose non sono andate affatto bene è quello dei servizi bancari/finanziari. Sempre dal 1994 al 2014, le tariffe sono cresciute del 115,6 per cento, mentre l’inflazione “solo” del 50,1 per cento. Ciò vuol dire che le prime sono aumentate di 2,3 volte in più rispetto alla seconda.

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Ma il fallimento della cosiddetta politica di concorrenza è generalizzato. I trasporti aerei hanno fatto segnare un incremento prezzi decisamente considerevole: tra il 1997 ed il 2014, infatti, sono aumentati del 71,7 per cento. Nello stesso periodo, il costo della vita è salito del 41,5 per cento.

Stesso discorso per i pedaggi autostradali che sono stati interessati dalle liberalizzazioni a partire dal 1999: in questi ultimi 15 anni le tariffe sono mediamente cresciute del 69,9 per cento, mentre l’inflazione del +36,5 per cento. Dal 2000, anche il settore del trasporto ferroviario è stato “aperto” alle aziende private. Ebbene, i prezzi dei biglietti sono aumentati mediamente del 58,3 per cento, a fronte di un incremento dell’inflazione del 33,1 per cento.

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E’ tutto un sfacelo. A partire dal 2003, anno in cui ebbe inizio il processo di liberalizzazione, il settore del gas ha subito un ritocco all’insù del prezzo medio del 43,2 per cento: l’inflazione, invece, è salita del 23,1 per cento. I servizi postali, liberalizzati a partire dal 1999, hanno fatto registrare un incremento delle tariffe del 40,4 per cento, mentre il costo della vita è salito del 36,5 per cento. I trasporti urbani hanno conosciuto l’apertura del settore alle aziende private solo nel 2009. Ebbene in appena 5 anni l’aumento medio dei biglietti è stato del 27,3 per cento, ma la dinamica dei prezzi è cresciuta “solo” del 9 per cento. In pratica, i primi sono aumentati 3 volte in più della seconda.

L’energia elettrica, infine, è l’ultimo settore dove il costo della vita è cresciuto meno dell’incremento della tariffa. Dal 2007 ad oggi, i prezzi sono saliti del 13,6 per cento, mentre le bollette elettriche del 21 per cento. Convenienza, come abbia accennato, solo nella telefonia (- 23 per cento) e nei medicinali (-12,1 per cento)   nonostante nel primo caso l’inflazione sia salita del 38,8 per cento e nel secondo caso del 50,1 per cento.Troppo poco

 

 

 

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