di Aldo Grasso
Sono una sorta di Cafonalnapoletano, casalinghe non disperate, sono le Lucky ladies. Ex modelle, campionesse dello sport e mogli (o ex) di uomini facoltosi che hanno sciorinano la loro quotidianità senza filtri (o quasi), l’upperete clas napoletano… Il lubrificante dell’amore…Perché riproporre vecchi articoli, reportage, interviste? Volando alto con Giorgio Manganelli, scrittore, giornalista potremmo dire che “una civiltà letteraria non è fatta di letture, è fatta di riletture”. Più semplicemente il ripresentare alcuni articoli rappresenta una grande opportunità. Un modo per scoprire giornalisti o protagonisti di un’altra generazione, di conoscere o ricordare fatti, dimenticati. Per riproporre interviste e reportage dei giorni nostri.
Erano partite fra molte diffidenze (non la nostra) e hanno chiuso a Capri in un tripudio di chiacchiere, risentimenti, conversazioni ciniche e brillanti, pettegolezzi, cafonaggini che a tratti violano la decorosa vernice di rispettabilità. Sono le Lucky Ladies , le sei signore della Napoli bene (le upper east sider del Vomero e di Posillipo), sono sei personaggi che non hanno bisogno d’autore, dato che il format è più che sufficiente a tratteggiare una commedia dove si dialoga in continuazione.
Partite in sordina, Annalaura di Luggo, Gabrielle Deleuze, Flora Nappi, Francesca Frendo, Carla Travierso e Alessandra Rubinacci hanno rovesciato eccessi su quanti hanno creduto di individuare nelle loro apparentemente futili conversazioni un spaccato sociale di Spaccanapoli. Su alcuni giornali è montata la polemica: questa non è Napoli, la vera Napoli non è Gomorra e non è Lucky Ladies e altre amenità del genere.
Di Napoli (mentre sulla città, come su ogni altra città, si abbattono le catastrofi della storia), Lucky Ladies rappresenta il contrappunto, l’insignificanza non reticente, la superficie smaltata, il libero sfogo delle parole. Sono “casalinghe disperate” redente dal ceto, e dal sole di Napoli (Alessandra funziona anche come voce narrante e, ogni tanto, si avventura in aforismi), sono schiave felici e consapevoli delle convenzioni linguistiche e sociali, e d’una logica che non fa che moltiplicare fraintendimenti.
Come lo scontro tra Flora e Gabrielle, come il compleanno di Alessandra (un melodramma di complimenti e stilettate al suono di “Malafemmina”), come l’amore che Annalaura prova per il tragico Olindo (“Tu sei il lubrificante della mia vita”). Va bene che Annalaura guida un cantiere nautico e porta a spasso le amiche in motoscafo sotto i Faraglioni, ma non poteva cercare un termine meno equivoco di “lubrificante”? Sono solo, una volta per tutte, Lucky Ladies.
(Aldo Grasso, Corriere della Sera)