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Il Papillon del calcio

di Ernesto Santovito

Vent’anni fa il terremoto. Con la sentenza del 15 dicembre 1995/170 la Corte di Giustizia, dando ragione a Jean-Marc Bosman , stravolse le regole sul tesseramento dei giocatori. Da allora il calcio non fu più lo stesso. Anzi tutto lo sport professionistico e semiprofessionistico non fu più lo stesso. Una evasione di massa dalle galere contrattuali dei club, la fine della schiavitù se pur dorata dei calciatori, le società finirono con l’essere proprietarie del presente e del futuro degli atleti. Bosman come Henri Charrière, Papillon.

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Jean-Marc Bosman

Con la sentenza Bosman vennero stabiliti due principi cardine dell’ordinamento sportivo attuale. Venne sancita l’illegittimità delle norme dei regolamenti federali che prevedevano limiti al tesseramento ed all’utilizzazione di un certo numero di calciatori comunitari (in quanto essi non potevano essere considerati “stranieri” nei Paesi comunitari), per violazione del principio dell’articolo 48 del Trattato Cee  (poi divenuto successivamente articolo 39 del Trattato di Amsterdam) che stabilisce il principio della libera circolazione dei lavoratori all’interno dell’Unione Europea.

E venne sancita poi l’illegittimità delle norme dei regolamenti federali che prevedevano che le società avevano diritto all’indennità di preparazione e promozione derivante dalla cessione di un proprio calciatore ad un’altra società, anche dopo la scadenza del rapporto contrattuale: in precedenza era infatti necessario versare un indennizzo anche a contratto scaduto.

bosmanUna svolta epocale perché venne sancito il principio di un regime contrattuale “puro”, consentendo cioè un effettivo svincolo al calciatore il cui contratto con la società è scaduto. In pratica la libertà all’atleta di potersi liberamente trasferire (senza che avvenga alcuna cessione) alla società che gli fa l’offerta migliore, la quale dovrà pagare soltanto l’ingaggio al calciatore e non dovrà pagare alcun prezzo di trasferimento, né soggettivamente, né oggettivamente determinato, alla sua precedente società.

Una decisione storica, il calciatore si ritrovò di colpo al centro del sistema, libero di decidere il suo futuro e la sua carriera. Tutti potevano trasferirsi gratuitamente a fine contratto e potevano firmare un precontratto con un altro club, se quello in essere aveva una durata residua inferiore o uguale ai sei mesi. Non solo.  C’è stata la scappatoia dell’articolo 17 dello statuto Fifa, (conseguenza sempre della sentenza Bosman) che di fatto permette a un calciatore di svincolarsi senza giusta causa, grazie a precisi parametri, temporali ed economici.

ean-Marc Bosman poche ore prime della sentenza che ha cambiato il calcioMa c’è di più. La FIFPro (la Fédération Internationale des Associations de Footballeurs Professionnels, Federazione internazionale dei calciatori professionisti) si è rivolta alla Commissione europea per affermare la libertà di un calciatore di trasferirsi con un preavviso di tre mesi senza alcun compenso per il club, come ogni altro lavoratore, azzerando così il calciomercato.

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Jorge Mendes e Cristiano Ronaldo

Mani libere. Anzi piedi liberi nel caso dei calciatori. Fu la fine dello strapotere dei club che disponevano di vita e di morte calcistica dei propri tesserati, imponevano contratti capestro che non consentivano vie d’uscita. Ora è, si sa tutto diverso, c’è stata l’irruzione dei procuratori nel calciomercato e tutto è cambiato, forse anche troppo.

Uno come Jorge Mendèz guadagna 80 milioni di euro l’anno (il secondo agente più ricco del mondo dello sport, dietro soltanto a Scott Boras, rappresentante del mondo del baseball, che guadagna 105 milioni di euro all’anno) ha una “scuderia” di top player capitanata da Ronaldo fra i calciatori e Mourinho fra gli allenatori. E’ un continuo rinnovare di contratti, adeguamenti, bonus d’ogni tipo. Negli ultimi venti anni i guadagni medi del calciatori sono ventuplicati: in Premier League (il campionato guida dell’intero sistema calcistico) si è passati dalla media di centomila sterline l’anno agli oltre due milioni l’anno…

bosman_1260657aJean-Marc Bosman oggi ha 51 anni. L’uomo che ha cambiato la storia del calcio, da sei mesi ha perso il sussidio di disoccupazione del Cpas (Centro Pubblico di Azione Sociale) del piccolo comune di Awans, cittadina alle porte di Liegi, che gli permetteva di sopravvivere con la madre di ottantacinque anni. E’ stato accusato di “scarso impegno nella ricerca di un lavoro.

Rifiutato, respinto dal mondo del calcio che aveva osato sfidare “Bos” non ha avuto fortuna, anzi. Ha sofferto di depressione e alcolismo. Se ha vinto la partita della libertà dei calciatori, la partita della vita di certo non l’ha vinta…

 

 

 

 

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