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Un romano su Marte

di Carlotta D’Amato

Il marziano non si candida. Paura del Pd, del fuoco amico del partito che ha fondato e che poi l’ha lasciato nello studio di un notaio? Ma no. Il terrore di Marino sono le note spese. E se deve portare qualcuno a pranzo, che si fa? La surreale corsa al Campidoglio avrà un protagonista in meno. Del resto sono già una moltitudine  

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Kunt (il marziano di Flaiano, ricordate?) del terzo millennio monta la sua bici atomica  parcheggiata al galoppatoio di villa Borghese e torna da dov’era venuto. Doveva scuotere “la povera e grande Roma” ma dopo l’eccitazione dei primi giorni dei salotti e delle terrazze romane, la storia dell’”angelo revisore” è finita come è finita. Mafia capitale, le dimissioni, il ritiro delle dimissioni, le dimissioni di massa, il commissario prefettizio. Il buio.

Almeno sino all’altro giorno. L’ex sindaco dopo mesi di silenzio ha riacceso i riflettori col suo libro “Un marziano a Roma”, una sorta di diario di viaggio della sua esperienza alla guida della Capitale, passando per il mondo di mezzo, mafia amatriciana e cooperative.  Si sapeva che l’Ignazio, il chirurgo che non usava il bisturi in politica fosse arrabbiato ma così cattivo e politicamente scorretto, non se l’aspettava nessuno. Contro Renzi, contro il Pd che, quasi quasi. dà consigli talmente sbagliati ai suoi amministratori, da fa rischiare loro la galera.

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Renzi – Marino

Provate a parlare a Marino di scontrini, ad esempio. Una valanga. “ Io a differenza del premier Renzi non ho mai utilizzato denaro pubblico a fini privati. Anzi ho utilizzato denaro privato per interesse pubblico. Sono assolutamente sereno, non ho dichiarato il falso”.  Ma Renzi che centra?  “Da presidente della Provincia di Firenze mi pare in un anno abbia speso seicentomila euro per rappresentanza. Confrontiamo con i dodicimila spesi da me?“.  

Sarà pure marziano, ma ragiona proprio come un classico italiano medio il Marino furioso. Perché non è valido il principio che “chi sbaglia, deve pagare”, ma vige il principio secondo il quale se tu sbagli più di me il mio sbaglio non vale nulla e mi solleva da ogni responsabilità.

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Marino e la scorta

 

Mi è capitato una volta di incontrarlo in sindaco. Ero in macchina, in Corso Vittorio. Lui in bici, con due vigili a fargli da scorta, una moto e una macchina blu al seguito. Una piccola processione. Inquinava più lui così col suo bel corteo che tre Suv a sei ruote. Imbarazzante. Pedalava, pedalava con la  faccia da ciclista della domenica e la sua giacchetta marrone svolazzante. Sembrava svagato, sembrava stesse cercando qualcosa. Forse non si ricordava dove aveva parcheggiato la Panda Rossa. Ah già. Poi l’hanno ritrovata altri. E la faccia svagata, ho capito dopo, è quella sua d’ordinanza…

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E vogliamo parlare di Francesco, il papa gesuita, quello che approfittando di stare fra le nuvole, confidò, si fa per dire, all’esercito di giornalisti, quasi a togliersi un sassolino da una santa scarpa ”… che sia chiaro, Marino in America non l’ho invitato io“.

Una sorta di “scomunica” papale per il primo cittadino di Roma alla vigilia del Giubileo. Quasi quasi il papa sembrava suggerire che il sindaco l’avrebbe fatto meglio lui… Ed infatti marino venne affiancato da Gabrielli...

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Un addio, ma non troppo. Marino ha annunciato di stare fermo un giro ma non di farsi definitivamente da parte. Con in tasca la tessera del Pd scaduta, non promette niente. Non ha ancora le idee chiare. “Non escludo di ritornare in politica”.Aspettiamo: ne abbiamo viste tante… Però, da romana neanche di Roma, un consiglio voglio darglielo. Spero che rimonti a breve, sulla sua magica bici per tornare sul Pianeta Rosso. In fondo, sarebbe solo un “coming back”, un ritorno a casa.

“ Marte nun fa’ la stupida stasera…” Chissà, può darsi che lassù ci siano le elezioni. Potrebbe candidarsi a sindaco. Un romano su Marte…

 

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