di Enzo Ciaccio
Ai tempi miei se Matteo Salvini veniva in gita con una felpa inneggiante alle ruspe gli si chiedeva di toglierla. Poi, lo si prendeva a scappellotti. Infine lo si buttava giù dall’autobus. E nessuno lo invitava più alle gite. Altro che tutte le sere in Tv
Ai tempi miei c’erano i fumi dell’Italsider. E i panni stesi si facevano neri. A saperlo, era meglio la fabbrica. A Bagnoli hanno distrutto la dignità. E ci hanno lasciato i veleni.
Ai tempi miei si diceva attenti a chi votate perché nelle liste ci sono i prestanome della criminalità. Ora, i prestanome non ci sono più. Purtroppo.
Ai tempi miei impresentabile era chi indossava abiti sporchi. O non si tagliava le unghie e diceva parolacce.
Oggi, chi si lava poco e dice parolacce sta in lista e viene invitato in Tv. A dirle lì. In pubblico.
Ai tempi miei ricevere una convocazione in tribunale era motivo di vergogna. Ora, se non ti arriva, niente posto in lista.
Ai tempi miei una carezza a un bambino era un tenero gesto punto e basta.
Oggi si rischia l’accusa di pedofilia. Il risultato è che nessuno più accarezza i bambini. Poi crescono, e diventano Salvini. O presidenti del consiglio. O direttori di giornale.
Ai tempi miei chi voleva farsi eleggere si confrontava in pubblico.
Oggi, i candidati più votati rifiutano i confronti. Per i nemici della democrazia (e del congiuntivo) è perdita di tempo. E di voti.
Ai tempi miei se un bidone perdeva nove a zero una partita a pallone se ne tornava a casa con le pive nel sacco. Oggi, urla al complotto. E pretende la Nazionale per diritto dinastico.
Ai tempi miei trovare un lavoro era difficile. C’erano i raccomandati che spesso scavalcavano chi aveva merito. Spesso, mica sempre.
Ai tempi miei le felpe servivano a coprirsi dal freddo. E il raccomandato annoiava. Ma non sempre faceva ridere.
Ai tempi miei c’era sempre qualche vecchio trombone rimbambito che scriveva che ai suoi tempi le cose andavano meglio.