di Tonino Ferro
Alcune cose che non ho capito. Intanto, chi ha detto che un’opera satirica debba per forza far ridere? A me pare che spesso, quand’è seria, la satira faccia riflettere, incazzare, piangere perfino, e qualche volta, solo qualche volta, ridere. O no?
E poi, credetemi: all’estero, ( io vivo in Olanda) durante la settimana del terremoto, la domanda ricorrente che gli italiani si sentivano rivolgere era: a quanti morti state?, come se i nostri mezzi di informazione fossero diversi, atipci.
Da una settimana, la domanda che mi hanno fatto più spesso è : “mo’ chi c’è magna su ‘sti morti?”. Mafia?, Stato?, Stato-Mafia?
E sapete perché: perché i giornali e le televisioni hanno passato in questi giorni la sequela delle malefatte che durante tutte le tragedie principali (Messina, Napoli, L’Aquila, solo per citarne alcune), i nostri amministratori si sono fidati di fare.
Questa vignetta sputa questa verità, pochi cazzi. Usando il cinismo della satira. La cattiveria della satira. La forza della satira. Come dimostra la santa reazione che ha suscitato. Il discorso degli indignati di riserva: “mi fa schifo questo disegnino ma darei la vita per farglielo rifare”, è una minchiata.
Questi hanno messo in guardia il nostro governo, e dato uno spunto alla nostra opinione pubblica: “state attenti, coglioni!”, ci dicono.
Ma le reazioni che si leggono sono degne dei quattro porci che con ogni probabilità s’apprestano a banchettare, ancora una volta, sulla morte. Nel solito compiacimento generale. E se poi dalla satira si passa alla cronaca…