Il collegamento è stato immediato. Istintivo. Naturale. E si è riaperta una ferita, qualcosa mai di definitivamente rimarginato.
Appena mi è capitata fra le mani la foto di Hadas, l’ufficiale della polizia israeliana, prorompente nella sua fresca bellezza, un’esplosione di gioia di vivere, subito mi è scattata la scintilla del ricordo. La foto di Giancarlo, un giovane collega più di trent’anni fa ucciso barbaramente dalla camorra. Un agguato mortale, proprio come per la poliziotta di frontiera. Due giovani vite spezzate. In difesa della libertà. Un commando terrorista e un comando camorrista. Uomini senza Dio. Hadas e Giancarlo, oggi come ieri, rappresentano la speranza, il futuro. Il coraggio di morire per quello in cui si crede. Per un mondo diverso. David Be Gurion scrisse che “in Israele, per poter essere un realista devi credere nei miracoli.” E noi continuiamo a credere nei miracoli. E nel futuro. ( g.p.s.)