di Adolfo Mollichelli
Forse, tutto è compiuto. E’ il tempo. Risorge la signora omicidi davanti al diavolo. E’ rimasto al palo il ciuccio, tornato improvvisamente quello di Fichella. Le più belle del reame sono apparse stanche entrambe dopo la sosta. Ma l’inseguitrice ha soltanto pareggiato e così la lepre ha guadagnato altro terreno.
Reggio Emilia amara. Un intero match ad inseguire il pari, almeno quello. Ad annullare il vantaggio di Politano, l’attaccante dei sogni che forse non sarebbe stato semplicemente di scorta.
E’ il calcio, bellezza. Sottile il confine tra una scoppola evitata e una vittoria sonante nei numeri che è stata più difficile del previsto. Il Sassuolo non poteva scansarsi perché è in piena lotta per non retrocedere. Il Milan di Ringhio non poteva non giocare ringhiando perché la zona Champions è lontanuccia e quella per l’Europa League non ancora è al sicuro. Il ciuccio salva il risultato grazie ad un’autorete di Rogerio pressato da Callejòn.
La signora omicidi rimanda il diavolo all’inferno dopo aver preso forconate di fiamme. E deve pagare dazio – ma non fatelo sapere a Trump – alla inesorabile legge dell’ex: Bonucci. Che faceva parte della BBC (insieme con Barzagli e Chiellini) prima che diventasse il nemico numero uno del conte Max. Che, infatti, tuonò: o io o lui.
Napoli in ambasce evidenti. I folletti non folleggiano più. I difensori centrali dimenticano il drone e pure gli avversari: incespica più del lecito Albiol e gigante d’ebano Koulibaly concede pure il tunnel a Ragusa che non è la città. I centrocampisti non suonano più melodìe. Quelli del reparto mediano avversario sono apparsi di un altro pianeta (sic!), di lotta e di governo.
Sensi, chi era costui?, roba da Bayern e dintorni. Capirete, quindi, perché il ciuccio è tornato a casa mezzo scornato. Sarabanda senza costrutto. Perché Insigne crede che la notte porti consiglio e così quando si trova davanti Consigli preferisce dormire.
Strana sfida nello stadiolo più azzurro che mai. I migliori sono un futuro milanista e il polacco possente: Reina e Milik che era subentrato a Jorginho. Svagato più che mai il brasiliano che ha scelto l’azzurro dell’Italia. L’uomo in tuta dirà che si mancano troppe occasioni. Vero. Ma se non ci fosse stato il pelato spagnolo tra i pali, sarebbero stati guai maggiori.
E poi, ingiustificabile ‘sta musciarìa. Non s’era abbandonata la platea europea per poter correre a perdifiato verso il tricolore? Non credo di averlo sognato ‘sto progetto. Un punto faticato assai. Confidando nel diavolo. Ma è stata vana speranza.
Perché il conte Max – che forse sbaglierà anche l’assetto iniziale – sa rivoltare più e più volte la signora omicidi. Fino a trovarle il vestito giusto. A Dybala – che il ct argentino non “vede” – aveva risposto l’ex terribile Bonucci e poi traversa turca e diavolo con coda e tridente a passeggiare sul prato dell’Allianz.
Poi, tagli e cucito et volilà: Cuadrado che non giocava da dicembre e Khedira. Chapeu. Ciuccio di nuovo sotto di quattro. Forse, tutto è compiuto.
Resta la speranza. Che è ultima a morire. Ma è altrettanto vero che chi di speranza vive, disperato muore.
Aveva frenato anche la Roma nella Bologna la dotta, mentre nelle case si preparavano casatielli e colombe (una mia zia li cucinava per tutti, tiemp bell ‘e ‘na vota).
Di Francesco disperato era ricorso a Dzeko perché Schick lo aveva fatto piangere. Bosniaco che avrebbe dovuto riposare in vista del Barcellona. Niente da fare.
Nelle zone alte, si conferma l’Inter che quando vede squadre mosce le trita. Pure Giulietta si sarebbe annoiata a vedere dal balcone la sua squadra senza capo né coda, guidata – si fa per dire – dallo smanioso Pecchia, il Sampaoli dei poveri per come si sbatte in area tecnica. Inter travolgente e Icardi sempre cecchino spietato.
La stagione della Beneamata passerà per il derby da recuperare la settimana prossima. Se Spalletti batterà Gattuso andrà in discesa libera verso il ritorno in Champions. Per la gioia di tutti i bauscia e dei cinesi.
La Lazio che a volte è Lazietta ha travolto il Benevento stregato, in dieci per quasi tutto il match per l’espulsione del portiere. E pure s’era portato in vantaggio, tra gli smoccolamenti vari di Lotito detto il latinista ma anche Lotirchio (molto amico di Aurelio Primo).
Poi, Immobile s’è svegliato e bene ha fatto altrimenti Icardi si sarebbe avvicinato troppo alla sua cadrega di superbomber. Tutta da godere la lotta nelle zone basse della classifica. Almeno, un po’ d’emozione.
Se n’è andato anche Mondonico che chiamavano Mondo. Allenò anche a Napoli, ma le “sue” squadre furono Torino e Atalanta.
Tipo schietto. L’ho conosciuto di persona. Era un piacevole conversatore. Ti sia lieve la terra, Mondo.