di Alberto Toro
E venne il giorno del Def di Renzi. Ma il romanzo non è finito. I numeri arriveranno il 18 aprile. Per ora parliamo sulla parola…
Una volta si faceva il giro del mondo in ottanta giorni. Oggi il mondo ci gira intorno per ottanta euro. Un po’ sbancate le banche, una piccola spinta alle privatizzazioni, un pizzicotto deciso ai manager pubblici, una forte stretta ai premi dei dipendenti pubblici, l’impegno ad una bella sforbiciata delle municipalizzate, tagli alla spesa e alle tasse, promesse (tanto per cambiare) di pagare i debiti alle imprese. Il Def di Renzi, comunque lo si voglia vedere, è una novità: lo Stato fa un passettino indietro ed è un dato di fatto.
Rivoluzione? Non esageriamo tutto troppo timido per essere liberista, ma anche tutto meglio di quel che si è visto di recente. Sia chiaro siamo ancora ad un fiume di parole, soldi, coperture, certezze ancora non è chiaro se ci siano o meno. Però non c’è stato neanche il gioco delle tre carte, il trucco contabile di gonfiare le previsioni crescita per ampliar ei margini di spesa (tanto chi ti può condannare, mica si è infallibili…) anzi si è puntato al ribasso con una previsione del Pil per il 2014 indicata allo 0,8 per cento, leggermente più abbondante dello 0,6 per cento indicato dal Fondo monetario, ma molto più realistica dell’1,1 per cento ipotizzato precedentemente.
Poi è stata deciso il tetto Napolitano, il capo dello Stato ha fatto i suoi conticini ed ha deciso di ridursi la paghetta a 238 mila euro l’anno, e questo è diventato il tetto massimo per tutti i manager pubblici. Non fa niente che si dovranno pagare il mutuo della casa e le bollette a differenza dell’uomo del Colle. E’ il nuovo corso