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Clementone sempre in piedi

di Eduardo Palumbo

Stringe mani, dispensa abbracci e pacche sulla spalla, ripete all’infinito sempre la stessa raccomandazione “mi raccomando l’altra domenica, altrimenti questi qua ci fregano…”, non si ferma un attimo , il suo è uno “struscio” non una passeggiata

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Clemente Mastella

Come è piccola Benevento, quando arriva Clementone, col suo charmant pullover alla Marchionne, il sorriso del vecchio filibustiere, le scarpe dell’amico di sempre dai colletti improponibili e l’immancabile pashmina al collo, il candidato a sindaco che va al ballottaggio con un pugno di voti in più rispetto al leader della coalizione di centrosinistra Del Vecchio. 

Appena 159 dividono i due contendenti un piccolo tesoretto che comunque ha il suo valore, perché qua ogni voto ha un volto, un nome ed un cognome, storie che si rincorrono e si intrecciano. E lui, Clemente Mastella, l’uomo di Ceppaloni, è un pezzo di questa terra…

imagesE’ stato ininterrottamente deputato (la prima volta mise piede alla Camera nel 1976, poi è stato rieletto altre sette volte), senatore, europarlamentare, una vita nella Dc (della quale ai tempi di Tangentopoli tentò anche la scalata alla segreteria nel nome del “nuovo che avanza”, ma venne bruciato dal cinico commento di un vecchio democrocristiano  “Più che il nuovo che avanza, è l’avanzo del vecchio”) fin quando poi non arrivo la fine di tutto, ed allora cominciò a fondare e chiudere partiti ne ha fondato una mezza dozzina, forse più: non è facile tenere il conto.

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De Mita e Mastella

Mastella era il capo dell’ufficio stampa del potentissimo De Mita, regalava notizie e retroscena però pretendeva cronache se non proprio ossequiose quanto meno benevoli, do Ciriaco era uno molto attento a queste cose. Era soprannominato la “voce del padrone”.

Nel mondo giornalistico napoletano ha sempre avuto un merito : mantenere libera una casella nell’organigramma della redazione napoletana della Rai nella quale era in forza, lui era sempre in aspettativa e qualcuno era assunto con contratti a a tempo al posto suo…

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Insomma , come dire, Mastella è un vecchio arnese della politica, uno di quelli da rottamare. Ma non provate a dirglielo. “Ma perché bisognerebbe rottamare una cosa bella o uno che bravo? Uno è bravo a venti a quaranta, sessant’anni… Io sono bravo”. Salvini dice che Mastella è il vecchio modo di fare politica, che dove sta la Lega non c’è posto per gente comelui? “Ma chi ci vuole stare con Salvini? Io no, lui vada dove gli pare, di certo non arriverà mai a Benevento…”

La gente sembra mangiarselo con gli occhi, si capisce che da queste parti è uno che ha lasciato il segno. E’ circondato da affetto, affetto sincero.

Potete scommetterci che ognuno di questi una volta gli ha chiesto qualcosa, e lui per ognuno ha avuto una risposta. Come si faceva, insomma, politica una volta. E se provi a chiederlo in giro trovi subito riscontri. “ma perché gli altri politici come fanno?” Pochi metri ma sembrano un viaggio. Si ferma con tutti , viene chiamato per nome e lui riconosce tutti. Sa anche chi non lo vota, ma la stretta di mano è lo stesso cordiale e franca.

Sandra Lonardo Mastella e Clemente Mastella

Clemente Mastella e Sandra Lonardo Mastella

Dopo aver fatto il ministro del lavoro (con Berlusconi) e della giustizia (con Prodi) dopo le lunghe vicende giudiziarie, (che hanno coinvolto lui, la moglie, il figlio, il genero) dalle quali è uscito solo con qualche graffio, ha deciso di ripartire da casa, da Benevento. Per un lungo periodo ha fatto un passo indietro.

E’ stata una scelta per istinto di conservazione. E l’ha motivata così in una intervista citando Gramsci e la storia del castoro. “ Un tempo, il castoro era molto ricercato dai cacciatori, perché dai suoi testicoli si traeva una sostanza considerata miracolosa. Quando il povero animale si vedeva circondato, si strappava i testicoli e li gettava ai cacciatori, per aver salva la vita. Ecco, quel castoro sono io. Quando mi sono visto circondato da giudici, giornalisti, servizi segreti, ho lasciato il ministero, insomma mi sono strappato i testicoli. E mi hanno risparmiato…”

Ma ora rieccolo qui. A stringere mani ed acchiappare voti. Per ognuno ha una parola, di ognuno ascolta la storia, i problemi, le difficoltà. “Ma mi raccomando domenica, mi raccomando… ci vogliono fregare ”

 

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