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Nel segno di Zag

di Eduardo Palumbo

Eccole, una di fronte all’altra, le facce del Si e quella del No, la faccia di Renzi, boy scout di “ gira la ruota”, quella della fortuna di Mike Buongiorno, e quella di Zagrebelsky, ex presidente della Corte Costituzionale e presidente della biennale della Democrazia, i simboli della riforma e del “giù le mani dalla Costituzione”, il premier non eletto dal popolo ed il Presidente emerito della facoltà di Giurisprudenza, il rottamatore e il professore, le due facce del Paese. La madre di tutti gli scontri del referendum…

Referendum:Renzi, riforma l'ha voluta Parlamento non solo io

Renzi, Mentana e Zagrebelsky

Il Pierino del governo, è arrivato con il piccolo dossier, hanno lavorato sodo quelli dello staff della comunicazione, si è portato le interviste del Professore, le frasi sottolineate con l’evidenziatore, parte deciso, col solito eloquio da yuppies e venditore di pentole, anche se si vede che in qualche modo è in soggezione, ma fa lo spavaldo, “io ho studiato su i suoi libri, io sono un suo lettore anche se lei certamente non è un mio elettore…”

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Cerca di mettere le mani avanti Matteo Renzi, palesemente molto più avvezzo al mezzo, abituato ai duelli televisivo, cerca di prendere in castagna  Zagrebelsky .”Lei ha firmato un appello in cui parla di rischi padronali. Mi dice quale articolo introduce questi elementi padronali del premier?“.

Il costituzionalista replica pacatamente, ma le parole sono pietre. “La resa delle istituzioni non dipende solo dai testi ma dalla quantità di elementi dentro i quali le istituzioni sono calate. Faccio un esempio forte: la Costituzione di Bocassa, dittatore della Repubblica centroafricana, quello che si mangiava gli avversari, è molto simile a quella degli Stati Uniti. La resa del funzionamento dipende dal contesto: il contesto di questa riforma è legato alla legge elettorale, non possiamo far finta che siano cose diverse”.

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Ma non è tutto. “Il Porcellum è ancora la legge che abbiamo operante – dice Gustavo Zagrebelsky – perché il Parlamento è frutto di quella elezione. Il Porcellum vive e lotta insieme a noi. E ora è stato sostituito dall’Italicum che ha caratteristiche simili. E’ fatto apposta per arrivare a un risultato in cui la sera del voto si sa chi ha vinto e costui per cinque anni governerà. A me questa non sembra una democrazia ma una riproposizione della vecchia e gloriosa affermazione di Rousseau che diceva: ‘Gli inglesi credono di essere liberi ma lo sono una volta solo quando mettono la scheda nell’urna e per il resto sono servi di chi governerà'”

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Renzi e Zagrebelsky

Io ho accettato di fare un passo indietro sull’Italicum – dice il presidente del Consiglio –  che non è comunque un rischio per la democrazia dal mio punto di vista. Ma se vogliamo cambiarlo, noi come Pd prenderemo un’iniziativa per togliere ogni dubbio sulla legge elettorale . Ed il sistema dei “capilista” bloccati “non piace neanche a me. Ed è una delle cose che vorrei cambiare”.  

Ed ancora: Renzi si becca (al rilievo di una presunta contraddizione dell’ex presidente) una bella spiegazione sulla “legge della continenza”, quella dove il più contiene il meno, l’illogicità di una “maggioranza che approva lo statuto della minoranza“) e quella ancora più grave “di un presidente della Repubblica che verrà eletto più dalla maggioranza dei componenti, ma su quella dei presenti…”. E la disparità della proporzionalità fra Regione e Regione per la composizione del prossimo Senato, che non sarà una Camera fissa ma mobile? E poi la botta finale “Con la vittoria del Si c’è il pericolo di una oligarchia”. E siamo solo all’inizio, la campagna referendaria sarà lunga e tormentata. Troppo alta la posta in palio.

 

 

 

 

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