di Enrico Mentana
Le polemiche sul 25 aprile fanno davvero rabbia. Dovrebbe essere una festa di popolo, in ricordo di chi ha combattuto per darci la libertà, partigiani e eserciti alleati.
Invece sempre di più tutto esplode in dispute insensate, tra sigle in gran parte svuotate della loro rappresentatività iniziale. Reducismi, frazionismi, discriminazioni. Così la festa della liberazione diventa, nella logica dei cortei lottizzati, un regolamento di conti che con la vittoria sul nazifascismo non ha quasi più nulla a che fare.
Quando ero ragazzo mi prendeva l’emozione quando arrivavo ai bastioni di porta Venezia a Milano, dove partiva il corteo. Non erano anni facili, eppure il 25 aprile era la festa di tutti gli antifascisti.
Lo spirito della Resistenza era ancora ben percepibile, e nessuno in quel giorno si permetteva di distribuire i biglietti d’ingresso.
Oggi, a cominciare dall’Anpi (ma non solo), quello spirito naturalmente inclusivo mi pare dilapidato. Chi combatté, e chi cadde, voleva la nostra libertà, non il triste spettacolo che si profila 72 anni dopo quel meraviglioso giorno di festa