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Il generale Corno Lee

 di Gerardo Verolino

Sarà per l’effetto delle scie chimiche. O semplicemente a causa dei gas di scarico automobilistici, ma l’estate del 2017, passerà alla storia come una delle più paranoiche e bizzarre che abbiamo avuto in Italia e nel Mondo. Basta guardare all’America, un Paese ricco e in buona salute, pervaso da un’orda iconoclasta che sta mettendo in discussione tutti i suoi eroi in nome di un supposto politically correct per cui, la gente, si sente in diritto di discutere i comportamenti più o meno legittimi di un eroe come il generale confederato Robert Lee, e di abbatterne la statua.

Si accusa Lee, che fu un valoroso soldato durante la guerra civile, di essere stato un difensore dello schiavismo (ma chi non lo era allora?) e ciò terrebbe viva la fiaccola degli schiavisti e dell’odio razziale trascinando la società nel clima di una rinnovata guerra civile. E, per questo, in Virginia, ci sono stati violenti scontri tra opposte fazioni terminate, tragicamente, anche, con la morte di un manifestante. Assurdità.

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Dopo aver abbattuto la statua di Lee a Charlottesville, nello stato dell’Illinois, anche a Baltimora, nel Maryland, il sindaco, prima che scoppiassero pericolosi disordini, ha fatto rimuovere le statue di un celebre generale sudista, Thomas Jackson e del giudice Robert Taney. Nella Carolina del Sud altri soldati “abbattuti” mentre a Washington dei teppisti imbrattavano il monumento di Abramo Lincoln che fu il glorioso presidente repubblicano che abolì la schiavitù. Stranezze.

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Ma non bastasse questo immotivato cupio dissolvi nei confronti della propria storia ecco adombrarsi la possibilità che lo stesso Cristoforo Colombo, lo scopritore dell’America, rischi la rovinosa caduta dal piedistallo, perché accusato di usare metodi brutali. E, mentre anche in Gran Bretagna, la figura dell’ammiraglio Orazio Nelson, sembra essere entrata nel mirino dei censori del politicamente corretto, in un altra parte del Mondo, in Italia, a Napoli, ecco, invece, un sindaco, che, andando in controtendenza, i monumenti vuole erigerli. Luigi de Magistris, infatti, come già nell’anno precedente, dove aveva fatto installare, sul lungomare,  un gigantesco albero di Natale, dotato di ristorante e veduta panoramica, che aveva scatenato  le ironie di tanti che l’avevano paragonato ad un enorme carro allegorico, o ad un’orribile impalcatura di tubi Innocenti o ad un’astronave o a quanto di peggio potesse pensare la mente dell’ingegneria umana, ci riprova quest’anno con un’altra stravagante idea: un enorme corno portafortuna, il simbolo kitsch per eccellenza del relativismo e che abbraccia, da secoli, tutti i popoli e le generazioni.

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E, dovremmo quasi esserne contenti se si pensi che avremmo potuto avere un enorme babà. O anche una cozza. Un polpo. O forse una gigantesca mozzarella di bufala.

Insomma, la società, impazzita, in questa curiosa estate del 2017, preferisce seppellire le vestigia della propria storia, anche controverse ma parte integrante del secolare vissuto, sostituendo monumenti, alcuni di indubbio valore artistico ed architettonico, con altri, più rassicuranti, ma effimeri, espressione del niente o del vuoto che stiamo vivendo.

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