di Gerardo Verolino
Arieccole. Alla cerimonia dei Golden Globes, uno dei più importanti premi cinematografici dell’anno è sfilata la solita compagnia di giro delle attrici “paraculo”, altezzose, pretenziose, impegnate, quelle che sotuttoio, e chicazzosietevoi, che, ad ogni occasione buona, si propongono come martire, in questo caso redente, di una società corrotta e misogina popolata da brutti ceffi che popolerebbero la faccia della Terra solo e soltanto per importunarle.
Ed ecco che l’onnipresente Meryl Streep-la decana delle martiri, la San Sebastiana delle attrici in servizio permanente effettivo-in compagnia di un’altra martirona indignatissima, Oprah Winfrey, e alle ben note Nicole Kidman, Kate Hudson, Penelope Cruz, Jessica Chastain, Emma Stone, Lara Dern, e tante altre di cui abbiamo perso il conto, hanno messo in scena, calandosi dai loro sontuosi attici newyorkesi, la pantomima delle povere vittime dell’umanità tentatrice, le vergini perennemente insidiate dal mondo dei maschi-potenti-prepotenti-sopraffattori, le anime candide irretite dai Barbablù di Hollywood che vestendosi tutte rigorosamente di nero hanno voluto far sentire il proprio grido disperato per protestare ancora una volta, udite udite, contro chi?
Ma sempre lui. Contro l’orco-porco per antonomasia, il cattivo per eccellenza, il mostro sic et simpliciter, un criminale che neanche Al Capone, il capro espiatorio barbuto, il solito Harvey Weinstein (e sottinteso ce l’avevano anche con lui, l’illegittimo della Casa Bianca, perché quando si tratta di parlar male di qualcuno il primo nome che viene a caso è sempre il suo a prescindere…)
Già immaginiamo come sarà andata la cosa. “Pronto Meryl, che si fa stasera?” “Dai Ophra, vestiamoci tutte di nero che fa figo” ” si saranno dette tra una tartina e un sushi distese nelle acque calde e schiumose delle vasche idromassaggio. “Nicole, devo dirti una cosa: oggi mi sento proprio indignata” “Sapessi io cara Jane. Pensa sono tanto indignata che ho rinunciato a comprare quelle scarpe di Ferragamo che avevo visto l’altro giorno”. Che noia, che barba, che noia avrebbe detto la Mondaini. Ma come è bello fare le martiri a costo zero col conto in banca milionario.”
Ma come è eccitante passare per eroine senza aver mai rischiato nulla. Ma quanto è sexy sfilare sul red carpet spacciandosi per Giovanne d’Arco post-moderne sfruttando la luccicante vetrina dei Golden Globes. “Dai, che ideona. Vestiamoci di nero. Tutti parleranno di noi”.
E poi il nero va di moda. È il colore del momento. Quello preferito dal politically
correct. È il colore degli Obama e dei migranti. Di Bergoglio nerogesuita. Dei pirati, soprattutto, della Rete che fanno sempre cavalieri senza macchia e senza paura impegnati a smascherare le magagne del potere. È la bandiera dell’Isis che, molti anche in Europa, vedono come simbolo del risarcimento africano nei confronti del colonialismo (sic) occidentale.
Ma il loro nero tanto modaiolo è quello del lutto. Il lutto per i torti che queste signore avrebbero subito dopo aver soggiaciuto nei letti dei loro produttori “per caso di necessità” ha detto qualcuna. E nessuno le ha mandate a quel Paese? Mentre le signore giocano a favore di telecamera a fare le eroine da avanspettacolo banalizzando quel colore nero che portano addosso in altre parti del mondo il colore che terribilmente s’impone è il bianco.
Ma un bianco macchiato di sangue. Il bianco del drappo delle ragazze iraniane che si tolgono il velo e che per questo vengono arrestate dalla polizia segreta del regime.
O il bianco delle spose bambine turche dove la Diyanet, la massima autorità religiosa ad Ankara, nel silenzio generale, ha autorizzato il matrimonio tra adulti e ragazzine di solo 9 anni. Sì, avete letto bene : nove anni…
Mentre le signore sorridono ai flash dei fotografi sul red carpet, in Turchia, negli ultimi tre anni sono stati censiti 181mila matrimoni tra adulti e bambine al di sotto dei sedici anni. Ma i numeri reali sono anche più impressionanti. E questo abominio avviene nella Turchia della nuova icona della sinistra mondiale, Recep Tayyip Erdogan, l’uomo la cui mozione contro Israele, l’assemblea dell’Onu ha applaudito e votato in maggioranza.
Ma nel resto del mondo il dato è sconvolgente. Secondo l’Unicef le ragazze andate in sposa al di sotto dei 15 anni sarebbero 700 milioni. Di queste 250 milioni al di sotto dei 15. Mentre i tre Paesi col maggior numero di spose bambine sarebbero il Niger, il Bangladesh e il Chad.
Ecco, è il bianco di queste povere bambine costrette a subire, senza poter scappare, il matrimonio con un vecchio maiale e il bianco del drappo sventolato pietosamente, dalle (vere) martiri della repressione del regime iraniano segregate nel malfamato carcere di Evin, che ci sta a cuore e che ci piacerebbe venisse usato a simbolo delle proteste internazionali. Non la ridicola carnevalata di ricche e sazie signore annoiate.
Grande, come sempre, Gerardo, sveli la cruda verità…
Un’altra preziosa perla opinionista del giornalista-poeta Gerardo Verolino che alla stregua di un bardo, di un cantore ci racconta le insulse “croniche” di questa Dittatura del Banalismo. Volano stracci; quelli della carnevalata macabra inscenata da attempate smandrappate, geishe del sistema. Schiave consapevoli e ben remunerate, alle dipendenze del Potere che – spiace per l’accademica della Crusca, madame Boldrini – non si può declinare al femminile. .. Che nostalgia delle nostre ruspanti e coraggiose mogli e mamme brigantesse della vandea sudista!