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Salvati da Salvini

di Gerardo Verolino -

 Bisogna comunque esser grati alla generosità di Silvio Berlusconi se, a 82 anni e con la possibilità reale che avrebbe avuto di fregarsene altamente di tutto rintanandosi nel suo impero-harem-mondo dei balocchi di Arcore, si è immolato in una campagna elettorale (proprio come fece trent’anni fa quando la gioiosa macchina da guerra occhettiana era pronta a festeggiare la sicura vittoria) che ha consentito a Forza Italia di raggiungere il 15 per cento circa che, sommati ai voti delle altre compagini di centro-destra, ha garantito ancora uno scampolo di dialettica democratica nel nostro Paese.

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Salvini

Senza di lui, il partito, avrebbe raccolto percentuali da temperature bolzanine in piena stagione invernale: all’incirca al di sotto dello zero.

E per questo che, mentre tutti ne sottolineano l’aspetto legato alla sconfitta in termini numerici col suo competitore della Lega nella coalizione, bisogna evidenziare che, senza il suo determinante apporto, oggi in Italia, sarebbe dilagata la montante, inarrestabile marea grillina che avrebbe lambito finanche i soli territori che i padani avrebbero potuto conquistare e cioè più o meno il Piemonte, la Lombardia e il Veneto.

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Che democrazia mutilata avremmo avuto. E in questo quadro appare evidente che Matteo Salvini abbia avuto gioco facile per la leadership dell’area politica. Consideriamo poi che Silvio Berlusconi oltre all’appesantimento dell’età, al logorio di tante campagne elettorali, all’handicap dell’incandidabilità, al fatto che pur essendo un uomo che ha rappresentato l’anti-politica, questa volta appare contro i giovani grillini-e contro il giovane lombardo-come la mummia del vecchio regime che è sceso a preservare il potere.

E consideriamo che non gli ha certo giovato l’endorsement che riceve in giro per l’Europa da Juncker e dalla signora Merkel che l’hanno fatto apparire non più come il nemico giurato, anche un po’ matto e ingovernabile, del sistema di potere di Bruxelles, che batte i pugni sul tavolo per rompere le scatole a tutti, ma come, in fondo, un vecchio amico, un rassicurante burocrate che avrebbe fatto gli interessi dell’Europa: cioè i loro. Orrore. Eppure, nonostante questo, il suo apporto lo ha dato ed è stato determinante ai fini del lusinghiero risultato del Centro-destra.

Forza Italia party (PDL) leader Berlusconi talks with Northern League leader Salvini during a rally in Bologna

Berlusconi e Salvini

Ma perché Salvini si afferma nell’area berlusconiana? Certo non solo per la semplice dicotomia vecchio/nuovo. La sua ascesa non è di adesso ma comincia ben prima, nel Novembre 2011, quando il governo di un Berlusconi troppo distratto da vicende di mutande, dopo aver perso pezzi consistenti della sua coalizione, cade tradito anche dai suoi più cari sostenitori che via via si sfileranno: da Bondi alla signora Carlucci lasciando il Paese in balia di un cinico tecnocrate, Mario Monti, che per “salvare l’Italia”, anziché ridurre le spese dello Stato le appesantisce con un’orgia di tassazione dissennata della quale ancora ne stiamo pagando le conseguenze.

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Berlusconi, Meloni e Salvini. Il centrodestra

È in questo momento che, mentre un Berlusconi frastornato-che subisce di lì a poco anche l’umiliazione per un ex primo ministro di dover cambiare i pannoloni agli anziani in una clinica del milanese-si ritira a vita privata lasciando sgomenti e frastornati i tanti milioni di elettori di Centro-destra che si vedono sottratti del proprio condottiero, che si inserisce Salvini che capisce di avere davanti a se le enormi praterie politiche ereditate dal Cavaliere a causa del suo abbandono forzato per intestarsi la leadership del Centro-destra e non lasciare un popolo senza più speranze né una guida.

Egli offre una prospettiva ed una luce a tanti elettori del Centro-destra dicendo che non saranno soli e continuerà lui le battaglie che il Cavaliere disarcionato portava avanti (con scarsi successi in verità ma almeno ci provava): meno invadenza dello Stato, riforma della Giustizia, difesa della piccola e media impresa, detassazione, più sicurezza, a cui aggiunge il jolly, la carta vincente da spendere in questo momento storico sul tavolo della politica: i controlli stringenti alle frontiere.

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È questo l’elemento nuovo che caratterizza la politica salviniana e che lo distingue da quella del Fondatore del Centro-destra, che gli dà una riconoscibilità e probabilmente sarà proprio questo che lo favorisce quando alle elezioni del 4 Marzo gli elettori privilegiano lui a Berlusconi facendolo passare dalla “guerra” al meridionale indolente e assistenzialista alla lotta allo straniero “invasore” e senza controllo che avanza minacciosamente nei nostri territori.

Certo all’inizio anche per il più acceso degli elettori forzisti passare dal “mi consenta” alla ruspa non deve essere stato facile.

Gerardo Verolino

Gerardo Verolino

Ma il vuoto lasciato da Berlusconi insieme all’incremento dell’immigrazione irregolare che hanno creato un un oggettivo disagio nella società italiana e, parallelamente, l’innestarsi di tanti terribili episodi di terrorismo islamista che insanguinano l’Europa, accrescono la leadership di Salvini che diventa di fatto, nel clima di anti-politica dominante, di paure collettive, di senso di insicurezza, di odio per il sistema, di crisi dei partiti tradizionali, un leader moderno e, insolitamente, congruo ai tempi che stiamo vivendo.

Oggi, dopo il recente risultato elettorale, si apre anche la concreta possibilità che sia lui a guidare un governo di centro-destra. Se sia davvero Salvini l’uomo chiamato a guidare il governo dell’Italia nei prossimi giorni e per i prossimi anni questo è ancora tutto da scoprire.

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