Archivio della categoria: Sette

Gaetano Scirea

Trent’anni senza kaiser Gai

di Adolfo Mollichelli

 Chiedete ai ragazzi di oggi chi erano i Beatles ed i Rolling Stones. E chiedetegli anche chi era Gaetano Scirea. Avrebbe potuto insegnare alle elementari e sarebbe stato il maestro di Cernusco sul Naviglio. Si dedicò al calcio, onorandolo. Due squadre soltanto: Atalanta e Juve più la Nazionale con la quale si laureò campione del mondo nell’82. In principio fu mediano. Poi, libero e bello. E creatore di gioco partendo da dietro. Il Franz (Bechenbauer) di casa nostra. Continua a leggere

Day Thirteen: The Championships - Wimbledon 2019

Ma l’erba di Roger è sempre più verde

di Adolfo Mollichelli 

Sarà l’età o sarà quel che sarà, insomma avevo deciso di tapparmi in casa – con qualche finestra aperta – per godermi la finale di Wimbledon e sì dare pure uno sguardo alla Formula Uno tra un cambio di campo e l’altro tra Roger e Nole. Soltanto puntatine di curiosità perché tanto già si sa che Hamilton sfreccia sempre lui, che Vettel tozza e tampona – roba da revisione della patente -che Bottas ha due t anche nel nome che altrimenti sarebbe troppo facile, che Leclerc è il giovin rampante che un giorno si farà, che le grigie tedesche hanno più colore delle rosse di fuoco che nascono in un luogo provincia di Marano tant’è che si chiama Maranello. Continua a leggere

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Il Re della Napoli del motorino

 di Gerardo Verolino -

Il video di quel signore grassottello che in mutande, tal Catello, accetta la scommessa di Mario Balotelli e si tuffa col suo motorino in mare per intascare 2000 euro, e che sta circolando ovunque dando un ennesimo colpo a quel poco che resta, nell’immaginario collettivo, di dignitoso e civile in città, è lo specchio fedele di cosa, col suo carico di tribalismo, lazzaronismo e trogloditismo (certo non solo questo), sia la Napoli che ci lascia in eredità, dopo otto anni, Luigi de Magistris

De Magistris che si affaccia al balcone di Palazzo San Giacomo e fa il gesto dell'ombrello

De Magistris che si affaccia al balcone di Palazzo San Giacomo e “parla” al suo popolo

De Magistris in versione Re di Napoli

Luigi De Magistris

È la Napoli del matrimonio tra Tony Colombo e Tina Rispoli, la vedovadi un affiliato di camorra, le cui immagini ultratrash hanno fatto il giro d’Italia. È la Napoli della pizza o della bruschetta più lunga del mondo. Delle fiere del baccalà e delle sagre strapaesane da vattelappesca. Dei pic-nic chiassosi fuori Palazzo San Giacomo. Del turismo di massa che ha invaso il centro storico gentrificandolo e cambiandogli, in peggio, l’aspetto vedendo spuntare miriadi di friggitorie, pizzetterie, b & b, negozi di scadenti cianfrusaglie Made in Cina, al posto delle tipiche e caratteristiche botteghe artigiane. Quella della delle inaugurazioni dei bar, delle pizzerie, delle taverne, delle tripperie a cui il sindaco non manca mai.

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Gerardo Verolino

O quella dei colpi sparati alle porte o delle bombe fatte esplodere a scopo intimidatorio dalla camorra verso gli stessi esercizi commerciali, da Poppella a Sorbillo, a cui fa seguito il solito rito della solidarietà del sindaco che non porta a niente se, dopo poco chiude, il salumiere Scarciello taglieggiato dalla camorra e il parrucchiere Castelluccio per lo stesso motivo, i quali accuseranno proprio il sindaco di non essere servito a niente.

È la Napoli dei piatti rotti a ripetizione  alla Trattoria di Nennella davanti a un sindaco, non in imbarazzo, ma in visibilio. La Napoli dei molesti e insopportabili schiamazzi notturni della movida più sfacciata, impudente e impunita del mondo, per cui un vicepresidente d’Aula, si permette di dire in segno di irrisione ai cittadini: “Tappatevi le orecchie”.

De Magistris nella trattoria Nennella festeggia a

De Magistris da Nennella festeggia rompendo piatti e bicchieri

Delle coreografiche quanto inutili regate pro migranti. Della più pervasiva, insolente, soffocante presenza di parcheggiatori abusivi, venditori di calzini, postulanti di ogni genere che si sia mai vista. Dei mercatini della monnezza al Vasto. Delle auto in doppia e terza fila. Dei motorini che sfrecciano sui marciapiedi. Del Lungomare Liberato, ma dalle persone perbene, e riempito da un esercito di tamarri che per un nonnulla vengono alle mani. Delle baby gang che seminano il panico sugli autobus e che quegli stessi mezzi prendono di mira alle fermate usandoli come tiro al bersaglio dei lanci di pietre.

Il matrimonio trash di Tony Colombo cantante neomelodico

Il matrimonio trash di Tony Colombo

Dei viaggiatori che non fanno il biglietto e che di fronte al controllore dicono: “Gli stranieri fanno i comodi loro, e io, napoletano, devo pagare?”. Dei soliti borseggiatori che, indisturbati, scorribandano sulle linee. Degli autisti picchiati.

Dei vigilanti ammazzati di botte dal branco delle nostre stazioni dei treni che, da luogo di accoglienza e socializzazione, sono diventate lugubre terre di nessuno, spesso vandalizzate, e da percorrere di corsa pieni di paura. Delle strade “scassate” dai cantieri infiniti e che come la teoria del vetro rotto di Kelling invogliano a comportamenti anti-sociali e al “gusto per la devastazione”.

Ahed Tamimi

Ahed Tamimi, la Palestinapoli di De Magistris

Delle facciate dei muri imbrattate dei disegni di madonnari e graffitari, intrisi di bieco ideologismo politico, spacciate per grandi opere d’arte, che nella vulgata popolare, servirebbero a “riqualificare dal degrado”. Delle stese di camorra e della gente innocente che muore per strada per la caduta di un albero, di un cornicione di un palazzo o di una pallottola vagante in pieno giorno.

È la Napoli dove, dal centro alla periferia, trovi cumuli di immondizia sotto il Sole senza che nessuno protesti come a Roma. Dove resistono i venditori del “pacco”, i giocatori delle “tre carte” e i più stravaganti truffatori di strada. Quella dove si cerca di vendere ancora come brand vincente l’immagine consolatoria e rassicurante del pazzariello “venite, venite!”, lo stereotipo più mortificante per attirare i turisti promettendogli che troverà il Sole, il mandolino, la sfogliatella e il babà, in un’orgia mortificante di stereotipi.

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Certo, la città lasciata da de Magistris, non è solo questo. È anche quella delle file ai musei e delle Universiadi. E non tutti i comportamenti sociali devianti, grotteschi o incivili dipendono da lui. Ma è indubbio che nessun sindaco ha caratterizzato come lui, ben oltre la pur martellante propaganda di Bassolino, la sua azione amministrativa con quella della città. Nessuno ha utilizzato i mezzi di comunicazione in modo così massiccio trasmettendo il messaggio che voleva: del sindaco creatore che plasma la città secondo le sue idee.

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La crociera pro migranti nel golfo

E allora, quando il sindaco va ad un comizio e si rivolge al presidente del Consiglio dicendogli “Cacati sotto”, o va ad una festa dei centri sociali, e non, per dire ad un’ambasciata, e balla il “trenino” coi militanti, o quando si traveste da Re, indossando la maglia del Napoli e ponendo sul capo una corona di cartone, o quando non prende le distanze, in modo netto e chiaro e senza offrire alibi, ai violenti che sfasciano la città per la visita del leader della Lega, Salvini, o quando, ad un concerto pop, sale sul palco, e balla, descamisado e tarantolato, in modo sconcertante come un ragazzino invasato, o quando, il giorno della vittoria elettorale, sale sul balcone del Municipio e fa il gesto dell’ombrello alla folla, che messaggio sta inviando al popolo napoletano?

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I bugiardi

 di Ottorino Gurgo 

 C’è, nei palazzi della politica, un forte odore di elezioni politiche anticipate. I risultati delle elezioni europee dello scorso 26 maggio che hanno ridisegnato i rapporti di forza tra i partiti e soprattutto, la permanente conflittualità all’interno del governo gialloverde, con quotidiani e sempre più vivaci contrasti  tra leghisti e pentastellati, le rendono probabili. È in questa prospettiva che le forze politiche di maggioranza come di opposizione, stanno orientando, in questo periodo, le loro scelte e i loro comportamenti. Continua a leggere

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Il ringhio di Gennarì

 di Adolfo Mollichelli

 E’ rimasto il ragazzo di Calabria: generoso, altruista, pulito, perbene. S’è conquistato il soprannome di Ringhio perché ringhiava sull’erba. Da Perugia a Glasgow, sponda Rangers la squadra dei protestanti e dentro la voglia matta di tornare. Lo conobbi con addosso il granata della Salernitana. E da quegli anni, per tanti anni un rivedersi frequente tra campionati e coppe e nazionale. Ha ringhiato per il Milan, per l’Italia e infine per gli svizzerotti del Sion, tanto per dire addio al calcio giocato con una tavoletta di cioccolato tra le mani, come un bambino felice all’ultimo giro di giostra. Continua a leggere

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Chiacchiere a gol gol

  di Adolfo Mollichelli -

Subito, subito: sto con Allegri, abbasso Adani. Ed anche Bukovski: la gente che crede di sapere sempre tutto è proprio quella che non capisce mai un cazzo (scusate, ma Charles è sempre stato irriverente). Premessa: odio le liti, televisive e non. Una maggiore educazione, respect, farebbe bene a tutti, politici compresi. Non parliamo poi degli interventi sui social, asociali. Allegri: ora stai zitto, parlo io. Adani: stai zitto, lo dici a tua sorella. In napoletano, più incisivo e musicale: a soreta. Niente di che, c’è stato e ci sarà di peggio. Continua a leggere

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Matteo e i suoi Fratelli

 di Ottorino Gurgo 

 Più volte è stato anche da noi sottolineato che le ormai prossime elezioni europee costituiranno lo spartiacque per valutare quali potranno essere gli sviluppi della politica italiana. L’esito del voto dovrà chiarire molte cose: se esistono possibilità di ripresa per il Pd dopo il disastroso risultato registrato nelle “politiche” dello scorso anno e il cambio al vertice del partito; se il calo di consensi dei cinquestelle è o meno irrecuperabile e prelude ad una scomparsa di questo movimento dalla scena politica. Continua a leggere

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Flop-flop

 di Adolfo Mollichelli

Altro che Brexit. In semifinale, tra coppa con le orecchie e quella senza, ci vanno ben quattro squadre inglesi: Liverpool, Tottenham, Arsenal e Chelsea. Sul ponte degli ultimi incrociatori italici sventola la bandiera bianca. E negli equipaggi bianconeri e azzurri sono in tanti ad essere stati attaccati da mal di pancia. Una frana. Emery come Nelson (l’ammiraglio) ha schierato la sua flotta davanti al mare di Napoli ed è bastata la sola prova di forza per lasciare basìto Carletto Ancelotti e far sì che i suoi sanfedisti (fedeli mica tanto) si squagliassero. Continua a leggere

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Haka & bigodini, finalmente a meta

di Adolfo Mollichelli -

 Ed ora chi glielo dice a Collovati dalla erre blesa, due turni di squalifica da mamma Rai (perché la mamma è sempre la mamma) che le donne ci sanno fare anche con la palla ovale? Discutere e non solo, oltre a questo ci sanno anche fare. Tant’è che al Sei Nazioni per il gentil sesso vanno in meta con distinta leggerezza. Da dodici anni tra le grandi, tradizionali squadre europee. Forse in pochi lo sanno, ma il rugby si coniuga anche al femminile nella nostra Italietta machista, maschilista, dei celoduro di vecchia e nuova estrazione e poveri noi. Continua a leggere