Archivio tag: Adolfo Mollichelli

Gaetano Scirea

Trent’anni senza kaiser Gai

di Adolfo Mollichelli

 Chiedete ai ragazzi di oggi chi erano i Beatles ed i Rolling Stones. E chiedetegli anche chi era Gaetano Scirea. Avrebbe potuto insegnare alle elementari e sarebbe stato il maestro di Cernusco sul Naviglio. Si dedicò al calcio, onorandolo. Due squadre soltanto: Atalanta e Juve più la Nazionale con la quale si laureò campione del mondo nell’82. In principio fu mediano. Poi, libero e bello. E creatore di gioco partendo da dietro. Il Franz (Bechenbauer) di casa nostra. Continua a leggere

Day Thirteen: The Championships - Wimbledon 2019

Ma l’erba di Roger è sempre più verde

di Adolfo Mollichelli 

Sarà l’età o sarà quel che sarà, insomma avevo deciso di tapparmi in casa – con qualche finestra aperta – per godermi la finale di Wimbledon e sì dare pure uno sguardo alla Formula Uno tra un cambio di campo e l’altro tra Roger e Nole. Soltanto puntatine di curiosità perché tanto già si sa che Hamilton sfreccia sempre lui, che Vettel tozza e tampona – roba da revisione della patente -che Bottas ha due t anche nel nome che altrimenti sarebbe troppo facile, che Leclerc è il giovin rampante che un giorno si farà, che le grigie tedesche hanno più colore delle rosse di fuoco che nascono in un luogo provincia di Marano tant’è che si chiama Maranello. Continua a leggere

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Sognare e segnare con le tette…

di Adolfo Mollichelli -

 Viva le donne! Così ti salutava un personaggio doc che conobbi nei miei anni felici vissuti a Positano. Viva le donne! E come fai a non essere d’accordo. ‘A mamma è semp ‘a mamma, e ‘a figlia femmena, e ‘a ‘nnammurata, e ‘a sposa. Viva le donne anche quando decidono di tirare quattro calci ad un pallone: code di cavallo al vento, quei loro sguardi tra l’ammiccante e il torvo, quei loro seni ingabbiati nella maglietta fina perché così viene meglio ‘o stop ‘e pietto, quei loro calcetti a volte isterici e poi un sorry che non si nega a nessuno, quella macarena sculettante ballata a fine match, quel saper parlare davanti ai microfoni facendo a meno dei soliti, ammorbanti stereotipi, quella cultura generale senz’altro superiore alla media dei maschietti bullonati. Continua a leggere

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La Signora torna in tuta

di Adolfo Mollichelli

La vecchia signora e l’uomo in tuta si sono detti sì. La tradizione sabauda degli uomini che aspirano vocali prosegue. Da Allegri detto il conte Max a Sarri detto il comandante. Toscanacci difficili, inclini a perdere le staffe con estrema facilità. Sanguigni, il livornese e il figlinese nato a Napoli tra i fumi – un destino – degli altiforni di Bagnoli. Il grande tradimento – secondo i militanti del soviet sarrista – un giorno all’improvviso ma mica tanto in una calda domenica di giugno. Continua a leggere

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Quella sua maglietta bianca

di Adolfo Mollichelli

Diego viveva nella sua Baires come in un limbo, sospeso tra un passato di gloria ed un futuro nebuloso e in mezzo un presente di tristezza. Era andato via da Napoli nascondendosi agli sguardi della corte di cui era stato il signore venerato ed osannato, per passione, ma anche per interesse. Una fuga solitaria, come quella di Franceschiello. Lui che era stato l’ultimo re di una città bella e impossibile, il più umano tra gli dei. L’estenuante trattativa per convincere Ferlaino a lasciarlo libero, il ritorno al calcio a Siviglia , un’altra maglia dopo quella azzurra, il calore dell’Andalusia per proiettarsi da protagonista verso il mondiale a stelle e strisce. Un inviato al seguito per raccontare quello che segnò il definitivo distacco di Maradona dalla squadra che aveva condotto alla gloria di scudetti e coppe e dalla città che continuerà ad amare. Era il mese di settembre del 1992. Continua a leggere

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Klopp & Sarri, tuta gioia

di Adolfo Mollichelli

E’ stata l’Europa dei BB, del bancario (ex) e del belloccio, di Sarri e di Klopp, dei tecnici in tutta e così sarà contenta pure la classe operaia che una volta andava in paradiso e che ora si dibatte tra le fiamme dell’inferno. L’Europa League al primo, la Champions al secondo. Il quartiere un po’ snob di Londra e la città dei Beatles e dei docks sul tetto del continente pallonaro. La prima finale per don Maurizio. La terza per il tedesco che finalmente ha vinto. Youll’never walke alone e lacrime nell’astronave di nome Wanda ma non c’entra la consorte di Icardi. Continua a leggere

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Il ringhio di Gennarì

 di Adolfo Mollichelli

 E’ rimasto il ragazzo di Calabria: generoso, altruista, pulito, perbene. S’è conquistato il soprannome di Ringhio perché ringhiava sull’erba. Da Perugia a Glasgow, sponda Rangers la squadra dei protestanti e dentro la voglia matta di tornare. Lo conobbi con addosso il granata della Salernitana. E da quegli anni, per tanti anni un rivedersi frequente tra campionati e coppe e nazionale. Ha ringhiato per il Milan, per l’Italia e infine per gli svizzerotti del Sion, tanto per dire addio al calcio giocato con una tavoletta di cioccolato tra le mani, come un bambino felice all’ultimo giro di giostra. Continua a leggere

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Una vita da mediano

di Adolfo Mollichelli -

Forse non te lo ricordi, caro Daniele. Ma fosti al centro di una geopolitica sportiva all’incontrario. Essì, perché tu romano de Roma e con i colori giallorossi dentro al cuore e sotto la pelle finivi col prendere voti in pagella più alti dal Mattino (Napoli) che dal Messaggero (Roma). Era il tempo dei tuoi primi passi con l’azzurro della Nazionale. Un po’ di tempo fa. Biondo, bello e tosto assai. Calma, calma: aggettivi da trasferire al tuo modo di giocare, di stare in campo. Continua a leggere

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Sarrivederci

 di Adolfo Mollichelli

 ‘Na voce, ‘na chitarra e ‘o poco ‘e Mole. Yes, dalle parti del quartiere di Chelsea l’hanno sentito il comandante che cantava. Oddio, con tono più aspirato che ispirato. Ma intanto l’hanno udito. Confermano il piccolo Jorge che sarebbe Jorginho e il Gonzalo rinomato (h)iguana, ‘o traditore. Pure a Londra la canzone napoletana vola per l’aire e se fa sentì. Chisà Sarr(à) che fa. Continua a leggere

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Footballexit

di Adolfo Mollichelli -

Eccoli, sono pronti per sbarcare a Madrid ed a Baku. Quelli del Liverpool e del Tottenham verso il Wanda (non è la moglie di Icardi) Metroplitano, quelli del Chelsea e dell’Arsenal verso la capitale azerbaigiana. Eccoli, i reds e gli spurs, i blues ed i gunners. I signori che vivono la Premier ed hanno deciso di esportarla nella finale della coppa con le orecchie ed in quella dell’ex Uefa, figlia di un dio minore. Gli epigoni dei Beatles contro quelli degli speroni. I sarriani contro i discendenti dei gunners, per uno dei derby di Londra sul palcoscenico continentale. Altro che Brexit. Continua a leggere