di Gianpaolo Santoro
C’è una cosa che mi turba da qualche giorno e che ha reso ancora più drammatica, insopportabile, inconcepibile la mattanza di Parigi, l’eccidio al Bataclan, il terrore, l’orrore, le camere riunite a Verasailles per la dichiarazione di guerra, l’incontro dei grandi del mondo ad Antalya, gli uomini che hanno in mano il nostro futuro ma anche la dignità del nostro passato. C’è una cosa che al di la delle fragili storie di giovani vittime stroncate in un locale storicamente sotto il mirino perché di ebrei e vicino alle battaglie degli ebrei (e che non era difficile, quindi, prevedere potesse essere un grande tiro al bersaglio come lo era del resto anche Charlie Hebdo) che mi disturba profondamente e alla quale coscientemente mi rifiuto di credere: è possibile che una manciata di invasati ragazzini pur armati fino ai denti possano tenere in scacco un intero Paese, un intero continente, non per pochi minuti ma addirittura per sei giorni?
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