Il collegamento è stato immediato. Istintivo. Naturale. E si è riaperta una ferita, qualcosa mai di definitivamente rimarginato. Continua a leggere
Il collegamento è stato immediato. Istintivo. Naturale. E si è riaperta una ferita, qualcosa mai di definitivamente rimarginato. Continua a leggere
di Gianpaolo Santoro
L’avevamo annunciato una settimana fa come sarebbe andata a finire. La vergogna delle vergogne, un’altra risoluzione Unesco che stupra la storia, pugnala le coscienze, distrugge la democrazia. Continua a leggere
di Matteo Matzuzzi
Il presidente Abdel Fattah al Sisi si toglie gli occhiali da sole solo all’interno della sala dove incede la teoria di ospiti e invitati alla cerimonia d’accoglienza organizzata per il Papa di Roma, pellegrino nell’Egitto dove la convivenza millenaria tra cristiani e musulmani è ogni giorno resa più ardua dal fondamentalismo. Prima, all’esterno, tra guardie d’onore impettite e bandiere nazionali, Francesco ascolta l’Inno pontificio eseguito dalla non eccelsa banda delle Forze armate locali, che in passato aveva trasformato davanti a un François Hollande imbarazzato la Marsigliese in una nenia del tutto dimenticabile. Continua a leggere
di Gianpaolo Santoro
C’è un passo nell’Apocalisse, quello straordinario documento dove Oriana Fallaci intervistava se stessa, che mi è rimasto impresso in modo indelebile. Un chiodo nell’anima. “…M’era parsa un’icona quell’immagine diffusa da Hamas. Una voluta imitazione dei dipinti dove Maria Vergine appare col Bambino Gesù al posto del kalashnikov. Al posto dell’Rpg (un lanciagranate portatile anticarro di fabbricazione russa ndr) una colomba. Imitazione voluta, si, e subito m’erano tornati alla mente i bambini palestinesi che negli anni Settanta (io li ho visti) l’Olp di Arafat addestrava nei campi del Libano o della Giordania. Bambini così piccoli, spesso, ricordo, che il kalashnikov lo reggevano a fatica e l’Rpg non riuscivano a infilarlo dentro la canna…” Continua a leggere
di Gianpaolo Santoro
Jason Greenblatt, si sa è l’uomo insieme a Jared Kushner, sul quale Donald Trump ha puntato per risolvere l’eterna questione del Medio Oriente. Un banco di prova difficile, di fronte al quale hanno fallito tutti negli ultimi decenni. Una scommessa difficile, per molti impossibile. Continua a leggere
di Eden Gorodischer*
Sul volto di Haytam lo sconcerto è evidente. Si capisce benissimo che sta cercando di metabolizzare ciò che ha appena appreso. Per Haytam l’occupazione è tutto: gli consente di vivere e di sostenere i suoi bambini. Senza di esso, non riesce ad immaginare che ne sarebbe della sua famiglia. Haytam è palestinese, e gli sono stati appena comunicati gli sforzi profusi per sabotare fino alla chiusura la fabbrica in cui lavora, situata nella cittadina israeliana di Ariel. Continua a leggere
di Giuseppe Crimaldi
Nessun dialogo. Ma anche (e soprattutto): nessuna pietà. Nemmeno per i morti. A chi ancora si chiede come ci si possa sedere ad un tavolo delle trattative, quando dall’altra parte c’è l’ottusità e la cattiveria, poniamo il quesito. Continua a leggere
di Ofer Sachs*
Italia e Israele hanno una cooperazione già molto buona nel campo della ricerca e dello sviluppo, con un fondo bilaterale e una collaborazione tra accademie. In Israele abbiamo una forte propensione per innovazione e start-up, ma la nostra capacità di creare grandi aziende e giocare un ruolo globale è sicuramente limitata, paragonata a quella italiana. La grande sfida è rompere gli schemi e trovare nuovi modi di collaborare. Continua a leggere
di Gianpaolo Santoro
Profetico, maledettamente profetico si è rivelato il rapporto del Reut Institute di Tel Aviv (un think tank che ha il compito di “individuare le lacune nella politica attuale e la strategia di Israele e del mondo ebraico e lavorare per costruire e implementare nuove visioni”) del 2010 che sosteneva che “Israele sempre più frequentemente sarà sottoposta ad un’ondata di delegittimazione globale” Continua a leggere
di Gianpaolo Santoro
Diplomazia, giustificazioni, strategie. L’Italia dopo la bufera dell’astensione sulla vergognosa risoluzione Unesco ha cercato di reagire, di salvare la faccia: prima la sfuriata di Renzi che faceva finta di essere all’oscuro di tutto, poi la ricerca di un colpevole . Ma ormai il gioco è a carte scoperte, l’Italia si è astenuta perché “alleata” con il Qatar per far eleggere l’ex ministro della Cultura Hamad Bin Abdulaziz Al Kawari, attualmente “consigliere culturale dell’emiro” al Thani, nuovo direttore dell’Onu per Educazione, Scienza e Cultura dell’Onu Continua a leggere