di Adolfo Mollichelli
Chiedetemi chi era Johan Cruijff. Potrei darvi numerose risposte. Il profeta del gol come lo definì Sandro Ciotti. Il Pelé bianco come lo definì Gianni Brera. E mi viene da dire che Pelé è stato il Cruijff nero. Oppure il drone che non c’era ancora. Perché “filmava” il gioco come se lo vedesse dall’alto. O anche l’espressione più sublime di un fuoriclasse unico al servizio del calcio totale. O il Nureyev con scarpette bullonate. Perché si muoveva con grazia e raffinatezza estreme, ogni sua giocata era un passo di danza Continua a leggere